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Crisi ed Opportunità; l’inarrestabile crescita di ZOOM

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Da piattaforma per le videoconferenze online a protagonista del Coronavirus

L’ecatombe di aziende turistiche, per effetto del Covid-19, è iniziata dalle prime settimane di Marzo, in concomitanza con l’apparizione del virus. Sono tante le compagnie aeree (Flybe, Virgin Australia, Air Mauritius, South African, Avianca, Thai Airways ed ultima – in ordine di tempo – la sud-americana LAN), i colossi del noleggio auto (Hertz USA e Canada), i Tour Operator e le multinazionali del turismo apparentemente too big too fail, che hanno gettato la spugna per effetto della Pandemia.

Molte di esse, con problemi pregressi. Ma tante altre, perché non in grado di riuscire a superare l’impatto devastante del lock-down. E sono pochi, tra gli addetti ai lavori ed analisti economici, quelli che ritengono il peggio sia già passato, avendo davanti almeno un triennio di assestamento.

Ma le crisi sono anche grandi occasioni di opportunità. Basta trovarsi nel posto giusto, al momento giusto. Come per “Zoom, piattaforma web per videochiamate e videoconferenze, che – sfruttando la detenzione fisica forzata a cui sono stati sottoposti miliardi di abitanti del pianeta- ha visto crescere in maniera esponenziale i suoi utenti, passando dai 10 milioni dello scorso anno ai 300 milioni del mese di Aprile.

Usata per le aziende in smart working o per collegare docenti e studenti, per seguire webinar e meeting aziendali, per fare incontrare gruppi di amici e persino (tristemente) per trasmettere i funerali a chi era costretto a rimanere a casa, la APP per videochiamate è diventata ormai (nonostante i problemi tecnici ed alcune problematiche evidenti di violazione della privacy e della sicurezza, per via del cosiddetto zoombombing) la fedele compagna delle nostre giornate.

E così, mentre miliardi di persone si sono trovate in una sorta di limbo (addormentandosi benestanti e svegliandosi poveri) e migliaia di aziende sono state costrette alla chiusura, una società di  servizi di teleconferenza con sede a San Jose in California, la “Zoom Communications”, fondata nove anni fa in California da Eric S. Yuan, è passata in pochi mesi da circa 600 milioni di ricavi ad una capitalizzazione di quasi 50 miliardi di dollari.

In pratica, mentre alcune compagnie aeree fallivano ed altre perdevano il proprio valore azionario del 50-70%, una ex startup tecnologica (che fornisce servizi di videoconferenza e comunicazione in remoto utilizzando il cloud computing e permettendo le chat e i meeting on line fino a 100 persone in contemporanea) si è trovata a vivere un momento d’’oro.

 

Zoom, con 2.000 dipendenti, vale oggi di più delle 7 compagnie aeree più grandi al mondo che hanno 1 milione di dipendenti 

Come ricorda Forbes, “si pensi che le sette compagnie aeree più grandi del mondo, che danno lavoro a quasi un milione di persone, valgono adesso in borsa all’incirca 46 miliardi di dollari, ossia due miliardi in meno di Zoom, che ha meno di duemila dipendenti”.

Un’incredibile fortuna, frutto del passaparola mondiale, e di un’astuta strategia di marketing.

L’esperienza delle cinque sorelle dell’Hi-tech (Apple, Google, Microsoft, Amazon e Facebook) che da sole valgono circa 3.000 miliardi di dollari (il doppio del PIL della Francia), ci aveva già abituati a valori assurdi e ingiustificati. Numeri da capogiro – effetto della globalizzazione e della rivoluzione digitale –  e valutazioni gonfiate che (secondo molti analisti) potrebbero a breve fare scoppiare una nuova bolla hi-tech, come avvenuto negli Anni 2000.

Ma il fenomeno “ZOOM”, che ha mostrato in piena epidemia sanitaria mondiale la propria efficienze e che sembra avere traghettato l’anti socialità dei social network ad uno step successivo (sfruttando la distanza sociale, per ridefinire una nuova socialità tecnologica) ha veramente dell’incredibile.

 

 

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