La comunità scientifica si divide ancora una volta: epidemiologi e virologi contro comitato tecnico scientifico
Non si placa la polemica sulle parole del primario del San Raffaele, Alberto Zangrillo, che qualche giorno fa ha definito il Covid “morto dal punto di vista clinico”. All’indomani di quello che è ormai diventato un caso mediatico, il medico si diceva “assolutamente non pentito”.
E rincara: “Una cosa che trovo fastidiosa di questo Paese è che i clinici siano da una parte e gli scienziati dall’altra. Noi dobbiamo intenderci sulla qualifica di scienziato, perché se andiamo a vedere i parametri, e vi invito a controllare la letteratura scientifica, io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi scienziati, anche del Comitato tecnico scientifico”.
La comunità scientifica che avrebbe il ruolo di analizzare, in scienza e coscienza, quanto sta accadendo e di orientare le decisioni del governo concernenti le azioni da portare avanti si divide, creando due vere e proprie cordate di pensiero.
La prima formata dai virologi anestesisti ed epidemiologi Alberto Zangrillo, Matteo Bassetti, Arnaldo Caruso, Massimo Clementi, Luciano Gattinoni, Donato Greco, Luca Lorini, Giorgio Palù, Giuseppe Remuzzi e Roberto Rigoldi, i quali sostengono che chi si ammala oggi di Covid 19 avrebbe un basso rischio di aggravarsi perché il virus ha una carica virale più debole e anche meno contagiosa. La seconda fazione è invece formata da membri del comitato tecnico scientifico che, durante la fase 1, ha supportato il governo presieduto da Giuseppe Conte: Silvio Brusaferro, Franco Locatelli, Giuseppe Ippolito e Giovanni Rezza che, con forza, sostengono invece che il virus circola ancora e non è meno aggressivo. Circola meno ma è sempre in agguato.
Lo dimostrano altri paesi d’Europa: in Germania più di 560 mila tedeschi sono nuovamente chiusi in casa per il secondo lockdown dopo il ‘disastro della Tönnies’. Gli oltre 1550 contagi registrati nel Paese nordeuropeo, precisamente nel più grande mattatoio d’Europa, spingono il premier del Nordreno-Vestfalia, Armin Laschet, a ripristinare il lockdown nella circoscrizione di Gütersloh, dove vivono oltre 360 mila persone e dove sorge l’impianto.
E successivamente il provvedimento è stato esteso al vicino distretto di Warendorf. Per la prima volta dall’inizio della pandemia in Germania, le misure restrittive vengono ripristinate in toto in un intero circondario, dopo essere state abolite, per evitare che il focolaio si allarghi al resto del Land.
Situazione medesima in Portogallo dove è stata disposta la chiusura di bar, ristoranti e centri commerciali alle 20, divieto di consumo di bevande alcoliche all’aperto in spazi non autorizzati. Le misure sono entrate in vigore alla mezzanotte di ieri nell’area metropolitana di Lisbona a causa del preoccupante aumento dei contagi da Covid-19 registrato nella regione negli ultimi giorni. I trasgressori, secondo quanto approvato dal Consiglio dei ministri, rischiano una pena detentiva da uno a due anni. Domenica il premier Antonio Costa, al termine dell’incontro con i sindaci di Lisbona, Sintra, Amadora, Ovidelas e Loures, ha annunciato che l’esecutivo manterrà lo stato di emergenza in 15 distretti di 5 municipi di Lisbona nei quali si è registrato negli ultimi giorni un anomalo e preoccupante aumento dei contagi da Covid-19.
Preoccupano le situazioni in America Latina dove l’epidemia è nella sua piena espansione; in Brasile la situazione è drammatica, si è prossimi alla quota di 50 mila vittime, non solo per le carenze sanitarie di alcune aree del paese, ma anche per le scelte discutibili della politica, che minimizzano il problema.Stato di allerta anche in India, con quasi 13 mila decessi ufficialmente riconducibili al COVID-19, anche se i numeri potrebbero essere molto superiori, in quanto vi sono alcune zone del paese dove la copertura sanitaria è molto scarsa.
Occorre dunque maggiore prudenza da parte di tutti: da coloro che scrivono, da quegli scienziati o ‘presunti tali’ che divulgano nozioni e ipotesi scientifiche sull’andamento della pandemia, non corroborate però da evidenze. Si corre inevitabilmente il rischio di fornire informazioni fuorvianti ai cittadini. E di creare caos.Occorrerebbe che i medici più accreditati e più attivi nell’emergenza si riunissero attorno ad un tavolo e creassero semmai un position paper, un “documento di posizione”
E’ necessario dunque divulgare un’informazione responsabile, prudente. L’informazione pacata alza le difese immunitarie contro il virus della paura; non ci sono ancora strumenti farmacologici in grado di prevenire l’infezione, quindi le strategie e le misure anti-covid sono necessarie ed è essenziale applicarle con particolare cura; compresa l’informazione.