Editoriali

Comunità educanti: in Toscana modelli virtuosi

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In Toscana sono già una realtà consolidata e potrebbero rappresentare per tutte le regioni d’Italia e in particolare per  quelle del sud modelli di buone pratiche. Sono vere e proprie task force, composte da rappresentanti del mondo delle istituzioni, della scuola, dell’associazionismo, del settore produttivo e del terziario. Uniti per qualificare l’offerta educativa e combattere l’esclusione sociale dei giovani, creando nuove opportunità formative e lavorative. La finalità è quella di specializzare i ragazzi per renderli pronti all’inserimento nel mondo lavorativo in diversi settori come l’artigianato, il turismo, la bioedilizia e la forestazione. I risultati della sperimentazione sono già evidenti, i giovani, grazie a questo progetto, hanno la possibilità di formarsi anche oltre la scuola, arricchendo le conoscenze attraverso lo studio del patrimonio immateriale del territorio.  Comunità educanti perché educazione non è solo scuola, ma è anche un modo di conoscersi, crescere, e confrontarsi. La task force si compone di esperti fortemente motivati e coesi, sempre pronti a individuare opportunità progettuali e di finanziamento a favore delle giovani generazioni. Lo stato ha fatto la sua parte, mettendo a disposizione 20 milioni di euro, con l’emanazione di un bando, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’obiettivo è  proprio quello di favorire la costruzione e il potenziamento di “comunità educanti” efficaci e sostenibili nel tempo, che siano in grado di costituire l’infrastrutturazione educativa del territorio di riferimento e di offrire risposte organiche, integrate e multidimensionali ai bisogni educativi di bambini, bambine e adolescenti. I gruppi di lavoro avranno tempo fino al 30 aprile prossimo per proporre, nella piattaforma Chairos, programmi di creazione e mantenimento nel tempo di una comunità educante, in grado di presidiare in maniera stabile i processi educativi del contesto in cui intende operare. Il progetto deve riportare con chiarezza il territorio di riferimento della comunità educante, tenendo conto dell’importanza di un pieno e non generico coinvolgimento degli attori locali, famiglie, scuola, singoli individui, reti sociali, soggetti pubblici e privati, che hanno, a diverso titolo, ruoli e responsabilità nell’educazione delle giovani generazioni

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