Giornalismo
A 50 anni dalla “Communio et Progressio”, un workshop
A distanza di 50 anni e trenta giorni, il 23 giugno l’Ucsi Sicilia- Unione Cattolica Stampa Italiana- ha ricordato i 50 anni della “Communio et Progressio , pubblicata per disposizione del Concilio Vaticano II il 23 maggio 197, in occasione della 5° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Il consulente ecclesiastico Don Paolo Buttiglieri, nel corso del 1° workshop “Ucsi in-formazone” ,in webinar ha illustrato i segni epocali del cambiamento ed ha aperto lo scrigno prezioso della “Communio et progressio”
Che ha precorso i tempi prevedendo che “con il progresso scientifico e con l’evoluzione della tecnologia, che ha lanciato i satelliti artificiali, non mancherà molto che tutta l’umanità riceverà contemporaneamente radiocronache e telecronache da tutto il mondo. I suoni e le immagini potranno essere registrate in svariatissimi ricevitori e riprodotti a volontà con intento culturale o ricreativo, favorendo cosi un più stretto collegamento fra gli uomini, un aumento della cultura e il rafforzamento della pace.”
Nel saluto introduttivo il presidente UCSI regionale, Domenico Interdonato ha introdotto l’argomento avviando il cammino di formazione, al fine di prendere maggiore consapevolezza dei compiti e delle responsabilità del giornalista e del comunicatore nell’attuale contesto social che ha modificato le relazioni e le comunicazioni tra le persone.
“Voce che grida nel deserto”, ha detto Andrea Miccichè, l’Ucsi si pone come spazio e momento di ricerca e di migliore qualificazione della professione del “dare notizie” e trasmettere valori.
Alla pluralità delle formule del presentare una cronaca, oggi arricchita di video, suoni e immagini, il giornalista aggiunge e qualifica la notizia rendendola “umana”, mettendoci l’anima, finalizzandola ad un messaggio che raggiunga il lettore e lo aiuti a pensare, a riflettere, a capire.
Queste positive prassi che caratterizzano l’etica e la deontologia professionale sono state già ben descritte nei 187 paragrafi dell’Istruzione pastorale “Communio et progressio” di cinquant’anni fa, documento ricco di profetiche enunciazioni che risultano ancor oggi attuali e significative per meglio comprendere e dare attuazione concreta alla “politica delle comunicazioni sociali” oggi dominata dal Web.
“La comunicazione sociale, si legge nel testo, tende a far sì che l’uomo, moltiplicando gli scambi vicendevoli, raggiunga una maggiore consapevolezza nell’impegno comunitario della vita” che coinvolge diverse persone e “gli strumenti della comunicazione possono certamente dare un grande apporto al rafforzamento delle relazioni umane”.
La matrice di riferimento delle comunicazioni sociali, che dopo il Concilio sono state rivalutate a livello di pastorale e di formazione cristiana, resta sempre il miglior bene della persona, la coerenza e la fedeltà ai principi dottrinali e ai valori umani e cristiani che caratterizzano il vero progresso dell’uomo , il quale traccia nella storia il solco della testimonianza attraverso i molteplici linguaggi comunicativi anche non verbali , che coinvolgono l’arte, il disegno, la musica, il cinema, il teatro, lo spettacolo e la televisione.
All’art. 17 del documento solo elencati come “requisiti di ogni comunicazione: la sincerità, l’onestà, la veracità.”, considerati come fattori essenziali che afferiscono alla “moralità” della singola persona e dell’intera comunità civile.
Nel corso del dibattito sono stati analizzati gli influssi delle comunicazioni nella società al fine della formazione dell’opinione pubblica e negli interventi è stato ripreso il tema di attualità del DDl Zan e della “laicità dello Stato”.
La diversità espressiva del titolo e delle parole usate dal giornalista modifica e influenza il lettore – ricettore della notizia, con il quale il giornalista, secondo Mons. Martin G. O’Connor, Arcivescovo di Laodicea di Siria,, presidente della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, che ha redatto il testo della “Communio et Progressio” instaura un “vero e autentico colloquio”.
La finalità del colloquio è certamente l’informazione, rispettosa della verità ed un contributo alla promozione e formazione umana, così da tendere alla “pienezza dell’umano”, secondo il progetto di vita di cui ciascuno è portatore.
Michelangelo Nasca presidente UCSI di Palermo, ha ben ricordato l’esemplarità comunicativa di Papa Giovanni Paolo II, il quale, attraverso un qualificato servizio di comunicazione ha reso presente nella società la vita, la storia e i valori della Chiesa a servizio e per il bene dell’umanità.
Il passaggio dall’acropoli all’agorà rende ancor più presente il messaggio cristiano e l’azione del giornalista cattolico che “consuma la suola delle scarpe”, vive tra la gente e “dà voce a chi voce non ha”.
Con questa intenzionalità sono sorti i settimanali cattolici che oggi sono in difficoltà come strumento di carta stampata e che stentano a decollare nel web, spesso inquinato dalle fake news che si diffondono sempre più .
Ecco perché , come ha detto don Buttiglieri, per i giornalisti cattolici occorre “una buona formazione, per una buona informazione” ,deontologicamente fondata, in vista del Congresso Nazionale che si celebrerà in autunno a Roma.
“Dare acqua pulita alla gente che desidera costruire un mondo migliore”, come recita la preghiera del giornalista, costituisce l’impegno etico e professionale del giornalista che “guarda il presente alla luce del passato e progetto il futuro alla luce dei valori”.