Ebrei, nazisti e fascisti visti con gli occhi dei bambini. L’opera prima di Claudio Bisio, che si ritaglia anche un ruolo da grottesco gerarca, narra l’avventura di tre ragazzini romani che cercano di riportare a casa un loro amico ebreo deportato dai nazisti nel ’43. Con Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini, Marianna Fontana, Federico Cesari, Antonello Fassari.
Il film di Claudio Bisio parte con le migliori intenzioni: un romanzo interessante da trasformare, il debutto alla regia cinematografica, la deportazione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Ma finisce per essere talmente annacquato da scorrere via senza né coinvolgere ne lasciare una traccia significativa.C’è un po’ di tutto, ma sempre ben diluito, dal nazista spietato che sembra più un personaggio di un film di Totò che un vero nazista, fino al gerarca fascista così cialtrone che “come si può volergli male, come può essere così cattivo come dicono”. Una lettura che potrebbe essere curiosa ma che finisce per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, partendo da un tema serio, raccontato con lo sguardo avventuroso di tre ragazzini, e finendo per mischiare toni da commedia, denuncia e tragedia in modo maldestro e senza una vera ispirazione.
Hai voglia a citare date, commemorazioni, ottantesimi anniversari, ma quando chiami i partigiani “ribelli” è chiaro che tutto si rimette in un buon equilibrio forzato che, notoriamente, è l’antitesi del cinema. Insomma una storia che sarebbe stata bella e toccante, a causa di un’eccessiva ricerca di equilibrio legato al contemporaneo, finisce per essere un’occasione sprecata, sia per Claudio Bisio sia per gli interpreti che, con gran fatica, ce la mettono tutta per riuscire ad entrare in un meccanismo con troppe ambiguità.