Editoriali
Strade di felicità per i figli. Chiesa e famiglia
Giovanni Paolo II diceva che occorre generare e continuare a generare. La Chiesa è in ascolto dei giovani. In un tempo di grave crisi economica, con un progressivo impoverimento di migliaia di famiglie, soprattutto al sud e con una dilagante fuga dal paese d’origine è difficile mantenere una rotta che possa prefigurare non più un cielo in tempesta. I giovani si sentono ai margini di una società che spesso non premia i talenti; sono scoraggiati e diffidenti. Numerose ricerche portano all’amara conclusione che pochi frequentano la parrocchia e di conseguenza il sacerdote viene visto sempre meno come figura di riferimento. La principale centrale educativa, la famiglia, viene ancora considerata un punto fermo, ma molti giovani hanno paura di “fare famiglia per sempre”. In questi giorni ho letto una riflessione del vescovo di Cassino, monsignor Gerardo Antonazzo, che si chiede cosa fare come Chiesa e come famiglia? La sua risposta è davvero interessante: “Aprire le braccia, accogliere le attese e i bisogni del mondo giovanile; riappropriarsi del ruolo educativo con la mente e il cuore; migliorare la qualità educativa e la vita di relazioni; incontrare, accompagnare e prendersi cura di ogni giovane; guidarli nelle scelte di vita, motivandoli con valori di senso e atteggiamenti di fiducia e speranza; educarli alla fede camminando e crescendo con loro. “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”, dice il Salmo 127. La famiglia come una casa, “una casa sulla roccia”, genitori come arcieri, figli come frecce in mano ad un guerriero, capaci di andare lontano”. E ancora il prelato dice: “oggi il giovanilismo imperante e duraturo indebolisce il ruolo. Per educare alla fede impariamo da Gesù, vero Maestro. Dobbiamo ricordare che gli anziani sono una risorsa preziosa e che il discernimento spirituale è compito e patrimonio secolare della Chiesa; è un dono che va chiesto allo Spirito Santo e va coltivato con la preghiera, la riflessione, la lettura e il buon Consiglio; l’esame di coscienza, la correzione familiare, la correzione e il perdono nella famiglia (anche i genitori sbagliano), un metodo educativo non repressivo. Quattro sono i principi del processo educativo nell’Evangelii Gaudium: 1) il tempo è superiore allo spazio, educare senza fretta; 2) l’unità prevale sul conflitto, considerare la dignità degli altri; 3) la realtà è più importante dell’idea, non imporre schemi precostituiti; 4) il tutto è superiore alla parte, allargare lo sguardo senza ossessioni”. Spunti di riflessioni rivolti principalmente ai genitori che hanno il difficile compito di educare i figli e condurli verso un percorso di crescita intriso di valori.