Editoriali
Benvenuto 2014!
Come uscire dalla crisi e ridare speranza ai giovani senza lavoro? È questa la domanda che va posta ad inizio d’anno. Dobbiamo riflettere tutti, cittadini e amministratori della cosa pubblica, soprattutto se si pensa che al centro di tutto c’è la famiglia, con il suo carico di responsabilità ma soprattutto con la grande capacità di orientare i figli verso la giusta direzione. Recentemente ho letto i risultati di una ricerca realizzata dalla Scuola universitaria professionale di Lucerna, dal titolo: “La prevenzione dell’indebitamento è veramente efficace?” Lo studio è rivolto ai giovani e fa emergere a chiare lettere che, per prevenire il loro indebitamento, i valori trasmessi dai genitori sono più importanti delle conoscenze finanziarie. È quindi fondamentale che la famiglia dia il buon esempio e trasmetta ai ragazzi un comportamento responsabile nei confronti del denaro e del consumo. La situazione finanziaria dei genitori e in particolar modo le loro idee rispetto al denaro e al consumo, incidono maggiormente sul rischio di sovraindebitamento dei figli. La facilità nel procurarsi crediti e carte di credito, il minimizzare i pericoli legati alla pubblicità dei crediti e il prevalere di una cultura del “tutto e subito” sono un altro fattore di rischio. Diversamente da quanto accade per altre tematiche, come ad esempio le dipendenze o la violenza, per la prevenzione dell’indebitamento mancano solide conoscenze su approcci e metodi efficaci. Gli studi raccolti hanno messo in evidenza che i gruppi statisticamente più vulnerabili sono i giovani maggiorenni con un basso livello d’istruzione, che hanno interrotto la formazione, non hanno un titolo professionale e hanno un reddito basso. I rischi aumentano se i giovani sono disoccupati, provengono da una famiglia con uno statuto socio-economico molto basso o hanno genitori indebitati. Un categoria specifica è quella delle giovani donne che s’indebitano a causa del partner. Per quanto riguarda i fattori psicologici, è risultato che una bassa autostima, un elevato grado di influenzabilità e i legami “con coetanei all’interno di gruppi orientati ai valori materiali sono fattori aggravanti il rischio”, in particolare tra i giovani che tendono a compensare la perdita d’immagine consumando di più. Dagli studi è infatti emerso che i valori trasmessi dalla famiglia sono più decisivi.
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