Musica
Beddu Garibbardi, Quando ancora i siciliani non erano italiani
C’è aria di festa in città, merito sicuramente di una imponente macchina organizzativa messa in moto dal Prefetto di Enna che ha avuto la grande abilità di sedere attorno a un tavolo gli artisti locali e non solo per dare vita ad un intenso programma sui 150 anni dell’unità d’Italia. Non potevo non rispondere all’invito di due fraterni amici, novelli sposi, che stimo davvero e che hanno voluto anticipare, proprio nella loro e nella mia città, un evento che sicuramente sarà unico rispetto a un clichè di parate e manifestazioni che si terranno nei prossimi giorni in tutta Italia, sotto la bandiera del tricolore. L’appuntamento a Roma in piazza dei Cinquecento è fra 3 giorni ma Enna ha avuto l’onore di “suonare” i brani inseriti nell’ultimo capolavoro musicale dell’artista “totale” Mario Incudine dal titolo “Beddu Garibardi”. L’appuntamento al supercinema Grivi è alle 10.30 di domenica sotto un cielo che non concede tregua alla pioggia; rivedo tanti amici che mi fanno superare la mia insaziabile prigrizia del fine settimana nell’essere restìo alle manifestazioni pubbliche e invece Mario Incudine riesce sempre ad accendermi un fuoco interiore travolgente. Viene dunque presentato alla stampa ennese l’unico cd, sull’epopea garibaldina, composto da 14 brani, prodotto da Ambrogio Sparagna. Un lavoro storico, spiega subito il “novello cantastorie” Incudine, che racconta lo sbarco dei Mille e l’Unità d’Italia dal punto di vista dei siciliani, indossando la lente bifocale che mette in luce sia l’esaltazione di Garibaldi, visto come l’arcangelo Gabriele e come Gesù Cristo, sia evidenziando le lamentele dei siciliani che si videro derubare la loro moneta sonante d’oro e d’argento sostituita da quella di carta del nuovo regno che non fa “scrusciu” e non vale più nulla. Un modo per celebrare i 150 anni di unità d’Italia ricordando chi è morto per questo ideale di patria e per riportare alla luce le figure eroiche, tralasciate dalla storia ufficiale. “La musica spiega l’artista è al servizio della parola e grazie all’uso degli strumenti popolari e degli stilemi della poesia cantata dei “cuntastorie” prova a restituire l’anima originaria”. Ci colpisce il brano “Vittoriu Emanueli”, che strappa alla leva migliaia di giovani siciliani. Le donne, tra pianti e grida, implorano il loro re colpevole di portare lontano i loro uomini e di farli morire in guerra. Un misto di rabbia, di amarezza e di rassegnazione che ci riporta ai migranti di Lampedusa. E ancora “Peppa La Cannunera” alias Giuseppina Bolognari di Barcellona Pozzo di Gotto che guidò la sommossa borbonica e che sbaragliò il nemico a colpi di cannone liberando Catania dalla schiavitù dei Borboni. “La storia è scritta dai vincitori e i vincitori furono i piemontesi” dice lo storico ennese Rocco Lombardo che ha contribuito alla stesura del testo che vedrà anche la rappresentazione, in prima nazionale, dello spettacolo teatrale “Curri l’aria” con la compagnia dell’Arpa, diretta da Elisa Di Dio. Tanti gli amici presenti alla prima, in testa l’affiatato gruppo di maestri di musica che accompagna Mario Incudine nei suoi tour: Antonio Vasta alla fisarmonica e zampogna, Antonio Putzu ai flauti etnici e pastorali, Franco Barbarino alle chitarre, mandole e bouzouki, Francesca Incudine ai tamburi a cornice, Angelo Scelfo al contrabbasso. Non ultimi la compagnia di canto popolare “Triskele” e il complesso bandistico Giuseppe Verdi di Mezzojuso, diretto dal maestro Salvatore Di Grigoli.
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In Evidenza
Lautari e Francesca Incudine finalisti delle targhe Tenco
LAUTARI E FRANCESCA INCUDINE
TRA I FINALISTI SICILIANI ALLE PRESTIGIOSE TARGHE TENCO
I Lautari, con il loro album Fora Tempu, e Francesca Incudine, con il brano Zinda, sono due degli artisti siciliani finalisti nelle cinquine delle Targhe Tenco – il maggiore riconoscimento italiano riservato alla canzone d’autore – rispettivamente nelle sezioni “Miglior album in dialetto” e “Migliore canzone”.
A stabilirlo è stata una giuria di oltre 300 giornalisti che ora voteranno nuovamente, fino al 5 luglio, per decretare i vincitori assoluti delle varie categorie.
FORA TEMPU (Italysona) dei Lautari, l’ottavo album di questa band catanese di culto, è un invito a prendersi i propri tempi in un’era in cui tutto si misura con l’efficienza e il guadagno. “Ci piace pensare a quel che facciamo – dicono i membri del gruppo – come a un lavoro artigianale che sta scomparendo, come, per esempio, quello dei liutai di una volta (a Catania c’era una grande tradizione di liuteria) che per costruire una chitarra o un mandolino impiegavano anni, ma che alla fine potevano davvero garantire che il lavoro era fatto bene”.
E per sottolineare la natura genuina della loro opera, alla fine del booklet scrivono: “In questo disco non sono stati usati strumenti finti o di natura elettronica. Tutti gli strumenti sono stati maltrattati tanto da farli suonare a dovere”.
Formazione longeva e apprezzata da pubblico e critica, molto attiva sia in Italia che all’estero, i Lautari (Puccio Castrogiovanni, Gionni Allegra, Marco Corbino, Salvatore Assenza e Salvo Farruggio) da trentacinque anni si muovono nel solco della tradizione popolare e del suo rinnovamento, con un progetto che prevede non solo la ricerca e la rielaborazione di canti siciliani ma anche la composizione di brani inediti nel rispetto dei motivi e delle forme tradizionali.
Per anni al fianco di Carmen Consoli, il gruppo può vantare anche collaborazioni con artisti del calibro di Goran Bregovic e, in campo teatrale, Gabriele Lavia, Franco Zeffirelli, Giorgio Albertazzi e Peppe Barra.
FORA TEMPU contiene undici brani, con testi firmati per la maggior parte da Gionni Allegra e Puccio Castrogiovanni e musiche composte dall’intera band, con due eccezioni: PEDDI NOVA che vede la firma di Cesare Basile e VOLARE, brano di chiusura con il testo di Nino Bellia.
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