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Badr e la luna piena nei ritmi di Davide Campisi
Badr, nella traduzione letteraria in arabo significa luna piena, la stessa che con un pò di immaginazione, tipica del lavoro di montaggio video in dissolvenza incrociata, può uscire dal centro di un luminoso tamburo. Badr è il primo lavoro da solista del musicista ennese Davide Campisi. La ricerca delle radici traspare dalla sola luce della luna, misteriosa, plumbea con sonorità tipica del Mediterraneo. Il concerto all’auditorium della Rai davanti a un selezionato pubblico ripercorre i brani di questo fortunato album che lo stesso musicista fa dono al termine del suo concerto. Il direttore della sede Rai di Palermo, Salvatore Cusimano, è molto attento nella costruzione del palinsesto degli eventi e tende sempre a valorizzare giovani talenti siciliani che molto spesso non li trovi nei circuiti ufficiali della grande distribuzione. 37 anni, Davide Campisi è un artigiano orgoglioso della sua famiglia e delle sue origini, Enna. E’ qui che lo trovi a pochi metri dal teatro Garibaldi, nella sua rivendita di pane. E’ riduttivo descriverlo come un bravo ragazzo, con una moglie calabrese e due figli, che si guadagna da vivere tenendo un contatto costante con i suoi clienti, molti dei quali però conoscono il suo talento, manifestatosi a 15 anni con un virtuosismo straordinario, suonando la batteria. Ma lui è determinato e non si è mai fermato alternando, come una sorta di jekiliana memoria, il suo lavoro di commerciante di giorno, a musicista ricercatore, con i suoi adorati tamburi a cornice. Ci si accorge subito della manualità e della destrezza con la quale accarezza la pelle dei tamburi, anticamente fatti da animali diversi e comparsi per la prima volta nel 5600 avanti cristo nell’antica Anatolia in Turchia. Campisi introduce i brani con un tono misto di allegria e nostalgia, con punte anche di denuncia sociale. Ad accompagnare questo viaggio di sonorità ancestrali un altro bravo musicista ennese, Andrea Ensabella, che per questa occasione ha suonato la chitarra acustica. Per l’artista Badr deve spogliarsi del suono tradizionale e antico per rivestirsi di tutto ciò che è pulito e moderno in una contaminazione complessa che però non deve mai dimenticare le radici. Ascoltando i brani suonati dal vivo, e vedendo l’artista chiudere gli occhi il pubblico percepisce la ritualità del suono che esce dai 4 tamburi, tutti di diversa forma, consumati dal tempo. Le note si distribuiscono uniformi in tutta la sala grazie al tecnico della Rai Sergio Mezzatesta. Con il tamburo a cornice la vibrazione sonora è insita, esiste già in maniera intenzionale ed è intimamente legata all’atteggiamento che Davide Campisi assume prima di suonare. Pochi istanti e il musicista si immerge in se stesso, creando così una connessione tra tutte le membra del suo corpo, la sua interiorità e la terra, alla ricerca costante delle proprie radici; un’alleanza magica che poi si esprimerà nel suono. Alla fine dopo quasi un’ora e mezza di ritmi, suoni e melodie, si esce quasi purificati, con un ritmo che rimane come una sorta di battito cardiaco e si ha la percezione di rivivere un’atavica e profonda esperienza che fa parte proprio della natura umana.