Editoriali

Attenti al branco. Giovani che tendono alla violenza

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Tempo fa mi sono occupato di alcune vicende che hanno coinvolto alcuni giovani, ignari della violenza che avrebbero subito da gruppi di adolescenti, che agiscono in branco. Come lupi nelle foreste, la metafora è sulle città, si aggirano minacciosi in cerca di una preda da aggredire senza alcuna motivazione, semplicemente per sfogare rabbia repressa e magari spezzare la noia. E’uscito in questi giorni un film, purtroppo non è stato distribuito capillarmente nelle sale, ma già alcuni psicologi e psichiatri ne stanno facendo oggetto di studio. A realizzarlo un giovane regista umbro, Fabio Martina, il titolo “L’Assoluto presente”. In una intervista a Perugia Today ha dichiarato di avere iniziato a scrivere la sceneggiatura nel 2006, perché lui stesso è stato vittima di un episodio di violenza, immotivata e improvvisata. E’la storia di tre ventenni, a bordo di un Suv, che girano di notte in una Milano deserta. La furia scatterà di fronte a un passante casuale: i ragazzi scendono, picchiano duro, lasciano l’uomo sanguinante sull’asfalto. Nessuno di loro comprende la gravità del gesto. “Nel film, spiega il regista, racconto una condizione esistenziale, l’assoluto presente, che cancella il passato e il futuro. Così, in un sistema di valori distorti, si vive solo l’attimo. Il messaggio è quello che la furia aggressiva, non premeditata e compiuta da giovani in branco, è ancora fra noi, pronta a esplodere. Basta leggere la cronaca. Non può essere che così, commenta Martina, è il risultato del baratro in cui sono cadute le nuove generazioni, che sperimentano un vuoto affettivo, emotivo e progettuale, enorme”. Per questi temi l’autore ha voluto nel film due testimonianze “speciali”, quella del filosofo Umberto Galimberti, che si è molto occupato del nichilismo dei giovani e don Gino Rigoldi che degli adolescenti disadattati ne ha fatto la sua missione sacerdotale. “Il film, ci tiene a precisare Fabio Martina, non dà giudizi morali, si limita al puro racconto; invita a riflettere su un vuoto, non solo dei ragazzi, che va assolutamente colmato”. Perché ho voluto parlare del film, perché a mio giudizio molti genitori spesso non sanno che i loro figli hanno magari subito un’aggressione da parte del branco e non hanno voluto parlarne in casa, eppure sono episodi frequenti rispetto ai quali spesso ci si interroga a vuoto!

 

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