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Astolfo sulla Luna. Un viaggio onirico e strabiliante
[vc_row][vc_column][vc_column_text]Un viaggio onirico e strabiliante di Filippo Luna con le atmosfere musicali di Giacomo Scinardo
Quasi un’ora di straordinaria lucidità e follia accompagna lo spettatore in questo mirabolante viaggio verso la luna, scritto dall’Ariosto cinquecento anni fa e liberamente riadattato, nella scrittura, da Filippo Luna. E’ lui a interpretare il paladino Astolfo nel riassunto del 34esimo canto dell’Orlando Furioso, andato in scena per la prima volta nel 2009 al museo delle marionette di Palermo. La scelta della direzione artistica di Elisa Parrinello, di proporlo coraggiosamente in cartellone, nel suggestivo teatro Dirirammu per #ricominciodaqui , contingentato nei posti per il protocollo di sicurezza, è stata vincente.
Astolfo sulla Luna è una sorta di viaggio interstellare verso uno dei simboli più oscuri e inquietanti, con i suoi crateri e paesaggi surreali. Il racconto si fa sogno e miraggio e Luna è così performante che entra ed esce dai personaggi con una straordinaria naturalezza, che solo un grande della recitazione, quale lui è, può fare. Le ambientazioni sonore create dal vivo dal giovanissimo musicista Giacomo Scenario, rendono questo spettacolo ammaliante ed è davvero difficile non farsi catturare dalle terzine, dalle ottave e dai singoli versi che scivolano lungo un tappeto sonoro che si apre con il violoncello, per passare alla chitarra elettrica e quindi al dolce suono del pianoforte. Astolfo è come Caronte nell’inferno, traghetta l’uomo in un mondo folle, che ha perso il senno della ragione. E’ rimasto quasi certamente folgorato l’autore dello spettacolo, Filippo Luna, dalla lettura del libro di Ariosto, riscritta da Italo Calvino quando quest’ultimo suggerì di leggerlo “senza far riferimento a nessun altro libro precedente o seguente; un universo a sé in cui si può viaggiare in lungo e in largo, entrare, uscire, perdercisi”. L’Ariosto, che fu definito da Calvino un poeta limpido, ilare e senza problemi, resta un poeta misterioso; “nella sua ostinata maestria a costruire ottave su ottave sembra occupato soprattutto a nascondere sè stesso, scrive Calvino”. Filippo Luna è un grande nella scena, al termine dello spettacolo ringrazia più volte il pubblico e non smette di chiamare sul palco il suo giovane amico musicista Giacomo, che in meno di un mese ha scritto una colonna sonora originale che ha saputo interpretare appieno il desiderio nascosto di ritrovare, alla fine del viaggio, la ragione.
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