Il convegno avrà luogo presso la sala delle Capriate di Palazzo Chiaramonte (Steri) le mattine dei giorni 28 e 29 aprile 2016 (9 e 30 -13 e 30). Vi partecipano sia studiosi italiani che stranieri, questi ultimi provenienti dall’Università di Cambridge, la Syracuse University di New York e Universitat Politècnica di Valencia.
CONTENUTI GENERALI DEL CONVEGNO La carica generatrice del femminile ha permeato di sé la vita politica, culturale e religiosa dell’uomo preistorico. L’unica divinità adorata per quasi venticinquemila anni in Europa è stata infatti la Grande Madre, e le strutture sociali più diffuse erano di carattere matriarcale. Soltanto in un periodo compreso tra il 2000 e il 1000 a. C. la situazione sembra ribaltarsi per lasciare spazio a una graduale trasformazione in senso patriarcale delle varie comunità che abitavano le nostre regioni.
Il culto della Grande Madre comunque non scompare del tutto ma si trasforma, assimilandosi come parte femminile complementare al maschile all’interno di religioni e società di carattere patriarcale, prima di tutto in quella greco-romana e successivamente in quella cristiana. La forza archetipica e generatrice del femminile rimane quindi viva in un vasto e diversificato panteon di dee e di sante e nella loro complessa simbologia, pur all’interno di un contesto sociale in cui la donna è relegata quasi esclusivamente a ruoli domestici.
Tra fine Ottocento e inizio Novecento si afferma, in ambito simbolista, un nuovo modello di femminile che esce dall’angusto limite del focolare domestico e trova la sua perfetta incarnazione nella donna-animale, archetipo della femme fatale moderna: sfinge, sirena, gorgone. La seduttrice crudele fin-de-siècle, in tutte le sue varianti – Giuditta, Salomè, Medusa, Medea, Messalina, Circe – si trasforma, negli anni venti del ‘900, nella femme – sorcière surrealista. I teorici del Surrealismo esaltano e denigrano la donna al tempo stesso (diavolessa e creatura angelica): detentrice di poteri magico-trasformatori, viene sempre descritta o rappresentata come proiezione del desiderio maschile o suo strumento per sperimentare il mistero. Il Surrealismo, seppure in maniera scopertamente contraddittoria, recupera la forza archetipica di un femminile potente in relazione diretta con il sogno e i misteri della natura. Negli anni Cinquanta, nell’ambito dell’informale europeo, l’Art Brut raccoglie l’eredità surrealista stabilendo una connessione diretta tra inconscio collettivo e necessità creativa: la produzione degli artisti spontanei scoperti da Jean Dubuffet, rivela la ricorrenza di temi archetipici legati al femminile, e soprattutto alla potenza generativa della natura.
È nell’arte degli anni Sessanta e Settanta, che il femminismo contribuisce a una radicale trasformazione delle modalità di rappresentazione della donna. Lo fa a partire dal corpo, che diventa luogo elettivo di una battaglia per il diritto alla propria autodeterminazione sessuale e identitaria. Ma è anche l’inizio di un dibattito acceso all’interno del concetto di “arte femminista”, divisa tra il recupero di matrici ancestrali e universali riconducibili al culto della grande Madre e la scelta di un orientamento più concettuale con il quale distruggere le ideologie che sostengono lo sguardo maschile. Da quest’ultima tendenza, per la gran parte, muoveranno le scelte estetiche delle artiste nei decenni successivi. Che la propria autodeterminazione passa dal corpo e dalla propria sessualità è ben ravvisabile nelle pratiche performative di una serie di artiste spagnole che praticano azioni dalla forte carica trasgressiva di natura politica e anti borghese. La fotografia ha giocato un ruolo determinate nel dibattito identità/alterità, verità/finzione, rappresentazione/presentazione, temi che non potevano non attraversare la complessa questione femminile. Il XXI, nell’arte contemporanea, si apre ancora a una rappresentazione del femminile-animale in forma ampliata, tanto da includere una riflessione sulle implicazioni non solo ontologiche, ma etico-politiche della relazione fra esseri umani e non-umani. Nell’ambito del sistema espositivo alcuni musei e mostre al femminile mettono in luce l’evoluzione del concetto di genere dagli anni settanta a oggi nei diversi ambiti delle arti visive, del design e della moda.
Il convegno mira a individuare un filo rosso che, attraverso la storia, lega varie manifestazioni artistiche all’archetipo femminile. Gli interventi spaziano quindi dall’arte del rinascimento fino a quella dei nostri giorni. Nel pomeriggio di giovedì 28, è prevista la proiezione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia (Cantieri Culturali alla Zisa) dei seguenti film-documentario : Tà gynaikéia. Cose di donne – un film di Lorenzo Daniele con soggetto e testi di Alessandra Cilio; Gesù è morto per i peccati degli altri -un film di Maria Arena. Nel pomeriggio di venerdì 29, a partire dalle 15:30, presso l’aula magna di Palazzo Fernandez (Accademia di Belle Arti di Palermo), gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Palermo coordineranno delle tavole tematiche di discussione sui temi trattati nelle due giornate del convegno: workshop aperto a chi desidera iscriversi tra i partecipanti al convegno (mandare l’adesione a archetipidelfemminile@gmail.com). Convegno internazionale di Studi- 28 e 29 aprile 2016: Archetipi del femminile: rappresentazioni di genere, identità e ruoli sociali nell’arte dalle origini ad oggi Curatela: Alessandra Buccheri, Giulia Ingarao, Emilia Valenza/Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte
Relatori: Juan Vicente Aliaga / Universitat Politècnica de Valencia; Alessandra Buccheri / Accademia di Belle Arti di Palermo; Anne-Clémence de Grolée / artista; Eva di Stefano / Università degli Studi di Palermo; Agnese Giglia / ADI Sicilia; Giulia Ingarao / Accademia di Belle Arti di Palermo; Alyce Mahon/ University of Cambridge; Sara Matthews-Grieco / Syracuse University; Mariella Pasinati / Storica dell’arte; Federica Timeto / Teorica dell’arte femminista; Emilia Valenza / Accademia di Belle Arti di Palermo.