Editoriali

Giovani, siate “alfieri” della vita! Lo dice Mattarella

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Nei giorni scorsi rileggevo un’intervista che un quotidiano di Potenza, fece tempo fa a una giovane studentessa, Viviana Labanca, diplomatasi la scorsa estate e che adesso studia lettere classiche alla Sapienza di Roma. Il Presidente della Repubblica l’aveva nominata “Alfiere del lavoro”, il riconoscimento istituito dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro nel 1961 che è destinato ogni anno a 25 studenti diplomati con il massimo dei voti. Il numero dei premiati è legato a quello dei Cavalieri nominati ogni anno in occasione della Festa della Repubblica, a rimarcare la continuità dell’impegno nello studio e nella vita. Quando il giornalista le ha chiesto quali consigli si sentiva di dare ai suoi coetanei per concorrere a questo ambito riconoscimento, lei candidamente ha risposto: Quel che mi sento di consigliare è di perseverare nello studio con tenacia, costanza e immensa passione; di lasciarsi incuriosire da quanto, di volta in volta, si troveranno a studiare; di considerare sempre le esperienze scolastiche e di vita che avranno modo di collezionare sui libri e le ore profuse a studiare, come strumenti di arricchimento personale atti a rendere persone migliori; di non limitare il proprio orizzonte alla semplice dimensione del voto e di toccare con mano il valore della scuola e dei suoi insegnamenti. Per me la scuola è ed è sempre stata una grande agenzia educativa e un incomparabile strumento di emancipazione, oltre che un luogo da vivere appieno e condividere, in cui sperimentare nuove passioni e curiosità e stringere importanti relazioni. Nel momento attuale, poi, la scuola, nonostante le difficoltà che si è trovata ad affrontare e la distanza che ha dovuto tentare di colmare, ha continuato ad assolvere la sua funzione educativa e di “compagna di vita”, reinventandosi, sperimentando nuovi strumenti e cercando di arrivare a tutti ugualmente. Paradossalmente proprio una situazione come quella epidemiologica con la quale siamo stati costretti ad imparare a convivere, ha ribadito il ruolo insostituibile della scuola nella vita di tutti, con una buona dose di nostalgia nei confronti dei banchi scolastici. Questa situazione di pandemia ha stravolto la mia vita, come quella di tutti, e non nego che talvolta mi sovviene una forte nostalgia di quella vita a cui ero, forse senza comprenderne a pieno il valore, avvezza, ma sono stata dall’inizio e sono tuttora fiduciosa e incline a confidare nel buon senso di tutti e nella responsabilità che ciascuno di noi ha, in qualità di cittadino, nei confronti di se stesso e degli altri, strumenti che, nell’indurci a rispettare norme e ingiunzioni, ci faranno tornare presto in possesso di quella ambita normalità. Alle nuove generazioni consiglio di non smettere di coltivare le proprie passioni e di scoprirne di nuove, colmando i cassetti di sogni e propositi da realizzare non appena i tasselli di questa situazione saranno tornati al proprio posto; inoltre mi sento di esortarli a riscoprire il valore delle piccole cose e a curare quei legami affettivi che tanto spesso diamo per scontati”. L’intervista si conclude con l’invito a coltivare l’amore verso il prossimo e l’attenzione verso i contesti sociali più disagiati, offrendo il personale contributo ad associazioni umanitarie”. Vale la pena riportare questa intervista affinchè molti giovani, dopo questa lettura, possano iniziare a riflettere sul loro futuro seriamente.

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