Editoriali
Ai poveri servono casa e lavoro
Il titolo è preso in prestito da uno dei tanti striscioni esposti nei giorni scorsi a Palermo da parte di un gruppo di manifestanti in occasione della celebrazione del festino in onore a Santa Rosalia. Durante la solenne celebrazione in cattedrale, l’arcivescovo Romeo ha fatto esplicito riferimento alle fasce più indigenti della popolazione, famiglie che pagano “il prezzo più alto della crisi per la disoccupazione e una emergenza abitativa che va esplodendo sempre di più. “Papa siamo nelle tue mani”, “Festino dei poveri? Ai poveri servono case e lavoro”, “Case, lavoro e servizi sociali, questa è la grazia della Santuzza” le scritte che si leggevano sui cartelli affissi all’inferriata della fontana Pretoria. Lo stesso giorno in cui leggevo tra le righe dei quotidiani l’angosciante appello di famiglie costrette a occupare abusivamente spazi comunali, perché senza casa, ho visto in rete il reportage del leghista Matteo Salvini fatto al centro di accoglienza catanese degli extracomunitari. Sinceramente ho avuto la netta sensazione di un vero e proprio villaggio vacanze, non che gli ospiti stranieri debbano stare male, o in catapecchie, ma sono assolutamente convinto della tesi che bisognerebbe occuparsi innanzitutto delle famiglie italiane e siciliane povere e poi degli altri. Scelgo assolutamente di stare dalla parte della protesta delle nostre povere famiglie sempre più dimenticate da amministratori che non fanno altro che allargare le braccia e manifestare tutta la loro impotenza rispetto a una situazione che viene imposta da un governo nazionale sempre più prodigo ad aiutare gli africani che sbarcano sulle nostre coste, dare loro vitto e alloggio. Per comprender a fondo la saggezza degli anziani basta andare ai giardini pubblici e ascoltarli. Molti di loro commentavano le foto degli ospiti extracomunitari del villaggio catanese, con gli iPod, le cuffie e i telefonini di ultima generazione, sistemati in villette con giardino e aria condizionata. 4000 ospiti interamente a nostro carico, che costano ogni giorno milioni di euro, drenati dalle tasse degli italiani. Nel nome dell’accoglienza e della solidarietà credo sia opportuno dare priorità alle famiglie povere, ma se si toccano questi argomenti oggi si rischia di essere etichettati come razzisti. Basta con tutta questa ipocrisia e con gli eufemismi, qui la gente rischia di morire di fame, non ha più lavoro, gli ammortizzatori sociali sono sempre più insufficienti e comunque le famiglie siciliane conservano ancora quella dignità che solo un popolo nobile e accogliente come il nostro ha la capacità di estremizzare mettendosi anche da parte pur di aiutare gli stranieri che arrivano, sacrificare i luoghi di culto come le nostre chiese (i musulmani non lo farebbero mai!) e che quasi tutti manifestano l’intenzione di non fermarsi e di considerare l’Italia solo un transito per l’Europa.