Editoriali

Acquistare abiti usati: moda o effetto pandemia?

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Complici i social network e in particolare Instagram, impazza la voglia di vintage soprattutto fra i giovanissimi; l’effetto pandemia e la conseguente crisi economica ha spinto molti ragazzi a rivolgersi a negozi che vendono abbigliamento usato. Hilary Bella Walker, proprietaria di diversi negozi vintage, il punto di riferimento nel second-hand a Milano, lo ripete spesso nelle sue interviste: “Instagram promuove l’idea dello stile personale e individuale, invita a osare e a mischiare le cose. Non c’è più solo la rivista di moda che ti presenta le ultime collezioni, vedi un sacco di persone che si vestono in modi diversi; questo stile personale lo ottieni prendendo pezzi che nessun altro ha, e questo lo fai in un negozio di seconda mano”.  Secondo la testata “Regione” “quello del riuso è un fenomeno ancora più vivace e dinamico quando coinvolge giovani e giovanissimi. Molti ragazzi si divertono a frugare negli armadi dei genitori, delle zie o addirittura nel baule della nonna in cerca di sogni e di allure. Osservando quello che avviene “per strada” pare in verità di notare che i teenager non abbandonano i jeans sfilacciati, i pantaloni combat dalle mille tasche e le felpe logorate con caratteri cubitali. Ma quelli più creativi e originali, quelli con una gran voglia di rifuggire dalla noiosa omologazione, magari con una visione estetica indipendente, hanno scoperto che il capospalla sartoriale del babbo aggiunge un tocco personalissimo all’insieme”.  Famiglie contente e soprattutto papà, mamme e nonni che possono così rivivere l’emozione di vedere i loro abiti di gioventù addosso ai figli; ma chi lo avrebbe mai detto che l’emergenza sanitaria spingesse le famiglie a risparmiare e i giovani preferire abiti di seconda mano, chiamati in inglese second-hand, pre-owned (pre-posseduti) e addirittura pre-loved (pre-amati)? Lo ha spiegato una delle proprietarie di negozi vintage di Milano, Giorgia Dell’Orto, alla testata Post moda, in un articolo dal titolo: “Il futuro della moda è l’usato?”. “Un tempo questi abiti erano acquistati da persone che non avevano molte possibilità economiche, oppure rivenduti in boutique di nicchia; prima c’era lo stigma di comprare e di vendere usato; nelle grandi città c’erano dei negozi ma era una cosa da artisti e bohémien oppure per chi cercava soluzioni a basso prezzo per necessità, come i banchi che si trovano ancora in qualche mercato; adesso le cose sono cambiate, tanti nella fascia 20-40 anni si stanno rivolgendo al mondo dell’usato e del vintage: anni fa le persone sui 40 erano sul chi va là e quando entravano in negozio dicevano “oddio sono cose usate”, ma adesso no. Poi quest’anno con il lockdown c’è stato un cambiamento ancora diverso: molti stando a casa si sono resi conto delle cose che non usano e hanno deciso di liberarsene”… a vantaggio di chi invece le ricerca sempre di più. Come cambiano i tempi!

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