Cultura
Valutare gli alunni della scuola primaria
VALUTAZIONE CON GIUDIZI SINTETICI nella scuola Primaria
Valutare gli alunni della scuola Primaria con giudizi sintetici significa voler misurare il cielo con il centimetro”.
te”.
Si torna indietro nel cammino della valutazione scolastica
LA CULTURA DELLA VALUTAZIONE
Il docente educatore come Michelangelo “tira fuori da ogni bambini la parte migliore” e la valutazione, parte integrante del progetto formativo, non ha lo scopo di selezionare i “migliori”, ma, più concretamente, di fare in modo che emerga in tutti i bambini e ragazzi “la loro parte migliore”.
Il significato etimologico del termine valutazione richiama il senso del saper “dare valore”, e, come afferma Franco Lorenzoni“ nel libro “, I bambini pensano grande. Cronaca di un’avventura pedagogica” (Sellerio, 2014), sollecita l’impegno di valorizzare tutti i bambini, accogliendo le loro diversità nell’apprendimento.
Il giudizio “gravemente insufficiente” blocca il processo di crescita formativa, non tiene conto dei livelli di partenza del bambino che non ha ancora raggiunto gli obiettivi di base.
La cultura della valutazione scolastica ha subìto negli anni diverse modificazioni e adattamenti, apportando criteri innovativi nella ”Scheda Personale” che un tempo si chiamava “Pagella”, temine ancora in uso nel linguaggio ordinario.
Si legge nel Regio decreto degli anni Venti che in sede di riunione per lo scrutinio finale presieduta dal preside: “Ciascun docente esprimeva per ogni alunno un giudizio sul rendimento scolastico e disciplinare, giudizio che il Preside traduceva in voto”.
Assegnare il voto era, appunto, compito del Preside e il docente formulava un giudizio verbale.
Con i Decreti Delegati e gli Organi collegiali anche la valutazione ha assunto una dimensione “collegiale” assegnando i voti che vanno dal 10 “eccellente” al 6 “voto di sufficienza”, a volte intercalati dai segni + o – o anche dal ½ voto che favoriva il calcolo della “media dei voti”.
Dal 1977 si è accentuata una differenza di sistemi di valutazione tra i diversi ordini di scuola. Mentre le scuole Superiori mantenevano il voto in decimi (tranne che per la valutazione della Religione Cattolica, per la quale si adottavano i giudizi: insufficiente, sufficiente, molto, moltissimo), negli altri due gradi di scuola sono stati introdotti i giudizi di: Eccellente, Ottimo, Distinto, Buono, Discreto, Sufficiente, Non sufficiente ”.
In seguito, nel 1993, il criterio di gradualità nella fascia valutativa è stato espresso sinteticamente con le lettere A, B, C, D, E corrispondenti a una scala valutativa che nella mente del docente, dello studente e dei genitori veniva riportata ai voti tradizionali dal 6 al 10.
Dagli anni 1987-1988, la scuola del Primo ciclo ha adottato non più la “Pagella”, bensì la “Scheda Personale di valutazione”, con giudizi personalizzati e veniva compilata in triplice copia e di colore diverso: verde per la scuola, marrone per la famiglia. Le schede si compilavano a mano e la copia con la carta carbone spesso era illeggibile.
Dall’anno scolastico 2008-2009 la legge 169, che porta la firma del Ministro Maria Stella Gelmini, rimette in vigore il voto in decimi nella scuola Primaria e nella scuola Secondaria di primo grado.
L’innovazione fu salutata come un alleggerimento delle procedure negli scrutini intermedi e finali ed anche i genitori accolsero l’evento come segno di maggior chiarezza per comunicare il rendimento scolastico.
Ancora una volta prevale l’idea della scuola che “insegna-istruisce” e trasmette cultura, mentre resta nell’ombra l’idea di scuola che “educa e forma” l’uomo e il cittadino.
Franco Lorenzoni e diversi altri pedagogisti hanno sostenuto, invece, che: “La reintroduzione del voto è stata una sciagura perché ha riportato in auge una pratica del tutto sbagliata e controproducente Quando si studia per il voto, la scuola non funziona, se si studia invece per il piacere e la curiosità di imparare si apprende molto di più”.
VERSO LE COMPETENZE
Nel corso dell’ultimo decennio spesso è stato discusso in merito alla questione dei voti nella scuola Primaria che pone le basi del saper organizzare il proprio lavoro, del saper gestire le proprie cose, di ciò che sarà il bambino un domani, acquisendo autonomia di comportamento nel rispetto delle regole della convivenza civile.
In essa comincia il percorso di orientamento verso gli ambiti disciplinari che diventano poi “discipline” e “attraverso l’acquisizione sistematica e critica della cultura si promuove la formazione integrale della persona” che cresce mettendo a frutto le personali potenzialità che, esercitate mediante l’azione scolastica, diventano prima “capacità”, poi “abilità” e quindi “competenze”.
Per definizione la competenza è segno di un graduale consolidamento della modifica del modo di sentire e di agire, e tale gradualità non può essere “misurata” e “quantificata” con un voto numerico, ma va descritta esplicitando il graduale sviluppo, di crescita e di maturazione.
La descrizione del grado o del livello di competenza va redatta mediante la formulazione di un giudizio che fotografa lo stato reale del processo di formazione dell’alunno e che, come un referto ecografico, segnala ed analizza i particolari aspetti di crescita e le eventuali direzioni d’intervento per un miglioramento efficace.
Com’è stato scritto: “Assegnare voti nella scuola Primaria significa voler misurare il cielo con il centimetro”.
Il voto, espressione della “misura” di quantità, e “accertamento di un prodotto”, è stato considerato “un imbarazzante neo” della scuola delle competenze che, invece, privilegia il “processo”, anziché il “prodotto”.
Nella prassi quotidiana la valutazione qualitativa, descrittiva non misura le prestazioni con il centimetro dei voti, ma spiega e valorizza l’evoluzione dell’apprendimento e l’impegno esercitato, tenendo conto dei differenti ritmi di crescita e i diversi livelli di partenza.
La valutazione scolastica ha la caratteristica, l’attributo e la qualità di essere: “formativa”, indirizzata cioè non a “misurare“ ciò che il bambino sa, bensì a descrivere il processo che lo aiuta a “saper fare”, evidenziando anche eventuali difficoltà e ostacoli. Lo sosteneva anche il Maestro Manzi quando valutava i suoi alunni dicendo: “Fa quel che può, quel che non può non fa”, dimostrando da attento professionista dell’educazione che è compito del docente: “Saper guardare tutti ed osservare ciascuno”.
Tutti questi elementi non possono essere contenuti nel voto numerico.
La valutazione formativa ha le caratteristiche di “orientamento, guida, accompagnamento”, diventa espressione del “prendersi cura “dell’alunno, del “saper rispondere ai bisogni di ciascuno”.
Il giudizio sintetico misura, pesa, quantifica e non descrive il processo e non accompagna l’esercizio delle capacità che diventano abilità per raggiungere il livello di competenze.
Chiediamo al Ministro Valditara se questa decisione è coerente ai principi della pedagogia di una scuola “studente-centrica” orientata allo sviluppo delle competenze che per norma vanno descritte e non misurate o rinchiuse in formule standard.
La migliore valutazione, alla scuola primaria, è quella che “sostiene la crescita dei bambini, potenziandone i punti di forza e accogliendone i punti deboli, attraverso un percorso che consenta a ciascuno di progredire, indicando cosa fare meglio e non limitandosi ad evidenziare gli errori”.
Giuseppe Adernò
Cultura
Picasso, lo straniero, viaggio nelle memorie
“Straniero”, è la condizione di un grande artista, Picasso, che attraverso le sue opere ha saputo plasmare la propria identità. La mostra a Palazzo Reale ne magnifica il percorso umano e artistico che comincia con una luce soffusa e calda, suoni indistinti, ritratti di volti appesi al soffitto e l’immagine di un giovane spagnolo che appare spaesato al suo arrivo a Parigi a inizio secolo.
Annie Cohen-Solal, storica e saggista, curatrice della mostra, conduce il visitatore nelle memorie di un grande artista attraverso l’esposizione di novanta opere, concesse dal Musée national Picasso-Paris di cui Cécile Debray è presidente.
A 50 anni dalla morte
A cinquant’anni dalla scomparsa di Picasso, la curatrice ne racconta la vita da un punto di vista inedito, mettendo in evidenza censure e persecuzioni ma anche influenze e passioni. I molteplici elementi presenti nelle sale contribuiscono ad accrescere, nel visitatore, un senso di smarrimento, si ha la sensazione di diventare subito “stranieri”, ai margini di un’unità spazio-temporale sospesa.
Si respira un malinconico senso di distacco quando ci si immerge nelle lettere della mamma di Picasso, lette e diffuse in sala da altoparlanti, e ancora spiccano le fotografie dell’artista insieme ai suoi amici, i documenti personali di un “anarchico”, i video di una realtà storica che non appartiene alla contemporaneità.
Durante questo percorso che anche sensoriale, il visitatore avverte la sensazione di sentirsi estraneo nella contemplazione di quadri, sculture, disegni e ceramiche di “un uomo che vede la realtà diversamente da come tutti la guardano”, così scrisse di Picasso Gertrude Stein, sua amica personale.
La mostra
La mostra è di grande impatto visivo, i pannelli espositivi sono ben curati, il percorso è intuitivo e conduce il visitatore verso un graduale coinvolgimento conoscitivo ed emotivo.
Il progetto segue la traiettoria artistica e politica di Picasso che si dimostra essere in linea con la città di Milano che “cresce e si afferma come grande polo culturale grazie alla capacità di accogliere chi è straniero”, ha dichiarato a margine dell’inaugurazione il sindaco Giuseppe Sala. È questa infatti la visione di una città che vuole offrire occasioni di espressione e di dialogo tra diverse culture, garantendo una crescita progressiva per l’individuo e la società.
Arianna Scinardo
Cultura
Nuova terminologia per indicare le persone disabili
Nella nota inviata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ufficio di gabinetto del Ministero della disabilità sono indicate le nuove espressioni da utilizzare per indicare le persone disabili.
Al termine “handicappato” che metteva in evidenza il difetto e l’ostacolo, nel tempo è stato sostituito con “soggetto in situazione di handicaps” , poi ancora “soggetto diversamente abile, diversabile, disabile” , tentando di dare valenza e attenzione alla persona e alla diversità nelle manifestazioni di abilità.
Nell’art.4 del decreto legislativo 62/2024 sono indicate le diciture da usare :
“persona con disabilita” oppure in “condizione di disabilità” e poi ancora “persona con necessità di sostegno “ e, a seconda della gravità, si adoperano i termini: elevato- molto elevato – intensivo.
Viene ancora una volta messo in evidenza il concetto e l’espressione “persona” che, come recita, la Costituzione, è soggetto attivo della Comunità, portatore di dignità umana, di diritti e di doveri.
La centralità dello studente, valore guida della comunità scolastica, dovrà trovare adeguato spazio e rinforzo nella società e nella comunità cittadina.
A scuola il buon preside Capodanno, che ha dedicato tutta la sua vita professionale alla “scuola per tutti” e all’integrazione dei disabili ci ha consegnato un’espressione carica di umanità e di attenzione pedagogica. Gli alunni che allora venivano definiti “handicappati” li indicava, senza etichette, e con saggezza e amorevolezza educativa: “alunni bisognosi di particolari attenzione”.
La società di oggi è chiamata ad essere protagonista di un cambio di passo epocale, perché oltre ad una terminologia rispettosa dei diritti e della dignità delle persone con disabilità, occorre superare e contrastare le manifestazioni che oscillano tra pietismo ed eroismo, e guardare alle abilità delle persone, non a quella che, al massimo, possiamo considerare una loro caratteristica.
Giuseppe Adernò
Cultura
Nuovi ragazzi sindaci a Adrano
Nuovi ragazzi sindaci a Adrano
auditorium dell’Istituto “Giuffrida – La Mela” ha avuto luogo l’insediamento del Consiglio Comunale dei Ragazzi del nuovo istituto comprensivo , composto da 10 ragazzi della scuola primaria e 10 della scuola secondaria di primo grado.
Nel corso della cerimonia introdotta dal Canto degli Italiani e dall’ingresso solenne della bandiera tricolore e del Costituzione, il sindaco uscente, Alfio Russo, ha relazionato sull’attività svolta nel corso del suo mandato, evidenziando che questa esperienza lo ho atto crescere nella cultura della partecipazione e della democrazia,
Ha deposto la fascia tricolore che è stata indossata dal nuovo sindaco eletto, Rebecca Romano, dopo aver recitato la formula del giuramento.
L’atto del giuramento è stato firmato dall’assessore all’istruzione Salvatore Italia, dalla preside Tiziana Baratta e dalla mamma,Vincenza Zuccarà, già vice sindaco del Comune.
Hanno quindi giurato il vice sindaco della scuola primaria, Carlotta Schilirò , il presidente del consiglio, Sofia Petralia, gli assessori: Pietro Bulla, Damiano Petronio, Marta Leanza, Lorenzo Di Stefano , Erika Bua , Giulia La Mela, Carla La Malfa, Marta Mannino, Giuseppe Spitaleri.,
Sono stati eletti consiglieri: Luigi Basone, Bianca Ciletta, Raffaele Floresta, Alice Zermo, Matilde dell’Aquila, Karola La Mela, Pietro Leocata, Alberto Alongi, Emanuele Petronio, Carla Foti, Giulia Motta, Ludovica Perdicaro, Giosuè Signore, Francesco Caruso, Ginevra Portale, Carlotta Diolosà, Clarissa Diolosà, Martina Brio, Agatino Cottone.
Analoga cerimonia si è svolta presso l’Istituto Paritario “Santa Lucia” e alla presenza dell’Assessore Salvatore Italia, di Padre Giuseppe Calambrogio, fondatore dell’Istituto, della dirigente Maria Brancato, il neosindaco, Nicholas Giuseppe Cerami ha recitato la formula del giuramento alla presenza dei compagni di scuola media e dei genitori. Dopo aver indossato la fascia tricolore ha presentato il programma di lavoro insieme agli assessori Rosy Ingrassia e Riccardo Coco. Sono stati eletti consiglieri: Salvatore Di Francesco, Emanuele Scalisi e Giuseppe Ludovico Santangelo.
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