Musica
Gli sfarzi settecenteschia villa Palagonia a Bagheria
“Specchiati in quei cristalli e nell’istessa magnificenza singolar contempla di fralezza mortal l’immago espressa”. Oltre un migliaio di visitatori, divisi in due turni, prima di partecipare alla prima notte bianca, hanno letto questa scritta che campeggia all’ingesso del grande salone di Villa Palagonia a Bagheria. Venne costruita a partire dal 1715 per conto di Francesco Ferdinando Gravina Cruyllas, principe di Palagonia; al nipote Ferdinando Francesco II, detto Il Negromante, si deve la paternità della costruzione delle originarie 300 figure mostruose, tutte diverse tra loro, a guardia della cinta muraria. Oggi ne sono rimaste una ottantina e tentano di spiegarle con l’innocenza che appartiene loro, gli studenti dell’Itet Sturzo di Bagheria, magistralmente formati dal loro docente Mariano Lanza, che nonostante fosse originario di Marsala da dieci anni vive e ama questa terra “bahariota”, al punto da scriverci tre libri e tutti i testi rappresentanti da: “La comunione ereditaria Castronovo” in uno spettacolo che ha incantato gli spettatori. Neanche la pioggia incessante li ha scoraggiati, hanno varcato l’antico arco trionfale d’ingresso a ridosso di Corso Umberto a Bagheria, per poi immergersi in quella fitta schiera di statue di Mostri, scolpite in calcarenite. La villa dal 1885 è in mano ai privati, straordinariamente e per questa occasione è stata aperta per intero al pubblico. “La smania per la villeggiatura – i Filangeri a Santa Flavia” il titolo scelto dal curatore dei testi Mariano Lanza, delle musiche, Francesco Maria Martorana con la regia teatrale di Giusy Lo Piccolo. Un mix perfetto per quasi due ore di spettacolo con attori non professionisti, che si apre con il monologo del fantasma del principe di Palagonia, nei panni del bravissimo Girolamo Termini. E’ lui che dà il benvenuto ai visitatori e li invita a specchiarsi volgendo gli occhi in su. Le musiche della compagnia “Tango Disiu” di Francesco Maria Martorana, con Silvia Frittitta voce, Franscesco Viscuso al violino e Alessio Tarantino alle percussioni, dominano tutti i dialoghi. Ospite del gruppo il giovanissimo Giacomo Scinardo, di 16 anni, con il suo virtuosismo alla chitarra con brani d’epoca barocca di Giuliani e Brescianello. Momenti di liricità anche per il trio composto da: Martina Licari – Soprano, Ezio Petrancosta – baritono e Gianbartolo Porretta pianista. Passeggia con stile fra il pubblico, Donna Rosalia di Valdorata, in un vistoso e appariscente abito indossato da Fabiola Termini. Divertente il siparietto “Tonino e la cuccia della Bahari’a” con Claudia Barone, Anna Maria Comparetto, Alessia Gambino, Valentina La Mantia e Emanuele Puleo.
E’ un susseguirsi di scene ambientate a corte fa nobili decaduti con novelle popolari degne della tradizione settecentesca. La compagnia merita di andare in tournèè, portandosi dietro aspiranti talenti artistici e personaggi di ancestrale memoria: Claudia Barone – Concetta, Elea Bellanca – Donna Maddalena, Dario Comparetto – nobile, Hervè Isabelle – Marchesa, Johnson Sam -Ambasciatore inglese, Tyrone Lembo – nobile, Maria Maggiore – nutrice, Anna Maria Martorana – Donna Girolama, Alfredo Orlando – narratore, Emanuele Puleo – Tonino, Mimmo Russo – Padre Minico, Nicasio Sampognaro – Don Pietro, Gaetana Scirè – Contessa, Maria Tratta Zia Maria. La classica contradan
Cinema
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In Evidenza
Lautari e Francesca Incudine finalisti delle targhe Tenco
LAUTARI E FRANCESCA INCUDINE
TRA I FINALISTI SICILIANI ALLE PRESTIGIOSE TARGHE TENCO
I Lautari, con il loro album Fora Tempu, e Francesca Incudine, con il brano Zinda, sono due degli artisti siciliani finalisti nelle cinquine delle Targhe Tenco – il maggiore riconoscimento italiano riservato alla canzone d’autore – rispettivamente nelle sezioni “Miglior album in dialetto” e “Migliore canzone”.
A stabilirlo è stata una giuria di oltre 300 giornalisti che ora voteranno nuovamente, fino al 5 luglio, per decretare i vincitori assoluti delle varie categorie.
FORA TEMPU (Italysona) dei Lautari, l’ottavo album di questa band catanese di culto, è un invito a prendersi i propri tempi in un’era in cui tutto si misura con l’efficienza e il guadagno. “Ci piace pensare a quel che facciamo – dicono i membri del gruppo – come a un lavoro artigianale che sta scomparendo, come, per esempio, quello dei liutai di una volta (a Catania c’era una grande tradizione di liuteria) che per costruire una chitarra o un mandolino impiegavano anni, ma che alla fine potevano davvero garantire che il lavoro era fatto bene”.
E per sottolineare la natura genuina della loro opera, alla fine del booklet scrivono: “In questo disco non sono stati usati strumenti finti o di natura elettronica. Tutti gli strumenti sono stati maltrattati tanto da farli suonare a dovere”.
Formazione longeva e apprezzata da pubblico e critica, molto attiva sia in Italia che all’estero, i Lautari (Puccio Castrogiovanni, Gionni Allegra, Marco Corbino, Salvatore Assenza e Salvo Farruggio) da trentacinque anni si muovono nel solco della tradizione popolare e del suo rinnovamento, con un progetto che prevede non solo la ricerca e la rielaborazione di canti siciliani ma anche la composizione di brani inediti nel rispetto dei motivi e delle forme tradizionali.
Per anni al fianco di Carmen Consoli, il gruppo può vantare anche collaborazioni con artisti del calibro di Goran Bregovic e, in campo teatrale, Gabriele Lavia, Franco Zeffirelli, Giorgio Albertazzi e Peppe Barra.
FORA TEMPU contiene undici brani, con testi firmati per la maggior parte da Gionni Allegra e Puccio Castrogiovanni e musiche composte dall’intera band, con due eccezioni: PEDDI NOVA che vede la firma di Cesare Basile e VOLARE, brano di chiusura con il testo di Nino Bellia.
IL VIDEO:
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