Cinema
David di Donatello, ecco tutte le candidature
Queste le candidature ai Premi David di Donatello 2023 dei film usciti al cinema dal 1˚ marzo 2022 al 31 dicembre 2022, in ordine alfabetico, votate dal 1° al 14 marzo 2023 dai componenti la Giuria dell’Accademia e trasmesse ufficialmente dallo Studio Notarile Marco Papi. Le comunica alla stampa Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia. Sono presenti degli ex-aequo*.
Miglior cortometraggio “Le Variabili Dipendenti”.
TUTTE LE CANDIDATURE
MIGLIOR FILM
ESTERNO NOTTE
IL SIGNORE DELLE FORMICHE
LA STRANEZZA
LE OTTO MONTAGNE
NOSTALGIA
MIGLIOR REGIA
Esterno notte – Marco BELLOCCHIO
Il signore delle formiche – Gianni AMELIO
La stranezza – Roberto ANDŇ
Le otto montagne – Felix VAN GROENINGEN, Charlotte VANDERMEERSH
Nostalgia – Mario MARTONE
MIGLIOR ESORDIO ALLA REGIA
Amanda – Carolina CAVALLI
Marcel! – Jasmine TRINCA
Margini – Niccolň FALSETTI
Settembre – Giulia Louise STEIGERWALT
Spaccaossa – Vincenzo PIRROTTA
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE*
Astolfo – Gianni DI GREGORIO, Marco PETTENELLO
Chiara – Susanna NICCHIARELLI
Esterno notte – Marco BELLOCCHIO, Stefano BISES, Ludovica RAMPOLDI, Davide SERINO
Il signore delle formiche – Gianni AMELIO, Edoardo PETTI, Federico FAVA
L’immensitŕ – Emanuele CRIALESE, Francesca MANIERI, Vittorio MORONI
La stranezza – Roberto ANDŇ, Ugo CHITI, Massimo GAUDIOSO
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Bentu – Salvatore MEREU
Brado – Massimo GAUDIOSO, Kim ROSSI STUART
Il colibrě – Francesca ARCHIBUGI, Laura PAOLUCCI, Francesco PICCOLO
Le otto montagne – Felix VAN GROENINGEN, Charlotte VANDERMEERSH
Nostalgia – Mario MARTONE, Ippolita DI MAJO
MIGLIOR PRODUTTORE
Esterno notte – Lorenzo MIELI per THE APARTMENT una societŕ del gruppo FREMANTLE; Simone GATTONI per KAVAC FILM
La stranezza – Angelo BARBAGALLO per BIBI FILM; Attilio DE RAZZA per TRAMP LIMITED; con MEDUSA FILM e RAI CINEMA
Le otto montagne – WILDSIDE una societŕ del gruppo FREMANTLE; RUFUS; MENUETTO; PYRAMIDE PRODUCTIONS; VISION DISTRIBUTION; in collaborazione con ELASTIC; con la partecipazione CANAL+ e CINÉ+; in collaborazione con SKY
Nostalgia – MEDUSA FILM; Maria Carolina TERZI, Luciano e Carlo STELLA per MAD ENTERTAINMENT; Roberto SESSA per PICOMEDIA; Angelo LAUDISA per ROSEBUD ENTERTAINMENT PICTURES
Princess – Carla ALTIERI, Roberto DE PAOLIS per YOUNG FILMS; Nicola GIULIANO, Francesca CIMA, Carlotta CALORI, Viola PRESTIERI per INDIGO FILM; RAI CINEMA
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Amanda – Benedetta PORCAROLI
Esterno notte – Margherita BUY
L’immensitŕ – Penelope CRUZ
Settembre – Barbara RONCHI
Siccitŕ – Claudia PANDOLFI
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Esterno notte – Fabrizio GIFUNI
Il signore delle formiche – Luigi LO CASCIO
La stranezza – FICARRA e PICONE
Le otto montagne – Alessandro BORGHI
Le otto montagne – Luca MARINELLI
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Amanda – Giovanna MEZZOGIORNO
Esterno notte – Daniela MARRA
La stranezza – Giulia ANDŇ
Nostalgia – Aurora QUATTROCCHI
Siccitŕ – Emanuela FANELLI
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Esterno notte – Fausto RUSSO ALESI
Esterno notte – Toni SERVILLO
Il signore delle formiche – Elio GERMANO
Le otto montagne – Filippo TIMI
Nostalgia – Francesco DI LEVA
MIGLIOR AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Esterno notte – Francesco DI GIACOMO
I racconti della domenica – La storia di un uomo perbene – Giovanni MAMMOLOTTI
La stranezza – Maurizio CALVESI
Le otto montagne – Ruben IMPENS
Nostalgia – Paolo CARNERA
MIGLIORE COMPOSITORE
Esterno notte – Fabio Massimo CAPOGROSSO
Il pataffio – Stefano BOLLANI
La stranezza – Michele BRAGA, Emanuele BOSSI
Le otto montagne – Daniel NORGREN
Siccitŕ – Franco PIERSANTI
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
Diabolik – Ginko all’attacco! – SE MI VUOI – Musica, testi e interpretazione di DIODATO
Il colibrě – CARO AMORE LONTANISSIMO – Musica di Sergio ENDRIGO-Testi di Riccardo SENIGALLIA -Interpretata da Marco MENGONI
Il pataffio – CULI CULAGNI – Musica di Stefano BOLLANI-Testi di Luigi MALERBA, Stefano BOLLANI Interpretata da Stefano BOLLANI
Margini – LA PALUDE – Musica e testi di Niccolň FALSETTI, Giacomo PIERI, Alessio RICCIOTTI, Francesco TURBANTI-Interpretata da Francesco TURBANTI, Emanuele LINFATTI, Matteo CREATINI
Ti mangio il cuore – PROIETTILI (TI MANGIO IL CUORE) – Musica di Joan THIELE, Elisa TOFFOLI, Emanuele TRIGLIA – Testi e interpretazione di ELODIE, Joan THIELE
MIGLIORE SCENOGRAFIA
Esterno notte – Scenografia Andrea CASTORINA – Arredamento Marco MARTUCCI, Laura CASALINI
Il signore delle formiche – Scenografia Marta MAFFUCCI – Arredamento Carolina FERRARA
L’ombra di Caravaggio – Scenografia Tonino ZERA – Arredamento Maria Grazia SCHIRIPPA, Marco BAGNOLI
La stranezza – Scenografia Giada CALABRIA – Arredamento Loredana RAFFI
Le otto montagne – Scenografia Massimiliano NOCENTE – Arredamento Marcella GALEONE
MIGLIORI COSTUMI
Chiara – Massimo CANTINI PARRINI
Esterno notte – Daria CALVELLI
Il signore delle formiche – Valentina MONTICELLI
L’ombra di Caravaggio – Carlo POGGIOLI
La stranezza – Maria Rita BARBERA
MIGLIOR TRUCCO
Dante – Federico LAURENTI , truccatore prostetico o special make-up LORENZO TAMBURINI
Esterno notte – Enrico IACOPONI
Il colibrě – Paola GATTABRUSI, truccatore prostetico o special make-up LORENZO TAMBURINI
Il signore delle formiche – Esmé SCIARONI
L’ombra di Caravaggio – Luigi ROCCHETTI
MIGLIOR ACCONCIATURA
Esterno notte – Alberta GIULIANI
Il signore delle formiche – Samantha MURA
L’immensitŕ – Daniela TARTARI
L’ombra di Caravaggio – Desiree CORRIDONI
La stranezza – Rudy SIFARI
MIGLIORE MONTAGGIO
Esterno notte – Francesca CALVELLI con la collaborazione di Claudio MISANTONI
Il signore delle formiche – Simona PAGGI
La stranezza – Esmeralda CALABRIA
Le otto montagne – Nico LEUNEN
Nostalgia – Jacopo QUADRI
MIGLIOR SUONO
Esterno notte – Presa diretta Gaetano CARITO-Post-Produzione Lilio ROSATO -Mix Nadia PAONE
Il signore delle formiche – Presa diretta Emanuele CICCONI-Post-Produzione Mimmo GRANATA -Mix Alberto BERNARDI
La stranezza – Presa diretta Carlo MISSIDENTI-Post-Produzione Marta BILLINGSLEY -Mix Gianni PALLOTTO
Le otto montagne – Presa diretta Alessandro PALMERINI-Post-Produzione Alessandro FELETTI-Mix Marco FALLONI
Nostalgia – Presa diretta Emanuele CECERE-Post-Produzione Silvia MORAES-Mix Giancarlo RUTIGLIANO
MIGLIORI EFFETTI VISIVI – VFX
Dampyr – Alessio BERTOTTI, Filippo ROBINO
Diabolik – Ginko all’attacco! – Simone SILVESTRI, Vito PICCHINENNA
Esterno notte – Massimo CIPOLLINA
Le otto montagne – Rodolfo MIGLIARI
Siccitŕ – Marco GERACITANO
MIGLIOR DOCUMENTARIO – PREMIO CECILIA MANGINI
Il cerchio – di Sophie CHIARELLO
In viaggio – di Gianfranco ROSI
Kill Me If You Can – di Alex INFASCELLI
La timidezza delle chiome – di Valentina BERTANI
Svegliami a mezzanotte – di Francesco PATIERNO
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Bones and All di Luca Guadagnino (Vision Distribution)
Elvis di Baz Luhrmann (Warner Bros. Pictures)
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson (Eagle Pictures)
The Fabelmans di Steven Spielberg (01 Distribution)
Triangle of Sadness di Ruben Östlund (Teodora Film)
Il premio al miglior cortometraggio viene assegnato da una commissione composta da Domenico Dinoia, Mauro Donzelli, Francesco Giai Via, Marzia Gandolfi, Paola Jacobbi, Maria Grazia Mattei, Claudia Panzica, Marina Sanna, Maria Carolina Terzi.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Albertine Where Are You? di Maria GUIDONE
Ambasciatori di Francesco ROMANO
Il barbiere complottista di Valerio FERRARA
Le variabili dipendenti di Lorenzo TARDELLA
Lo chiamavano Cargo di Marco SIGNORETTI
Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2023 č: LE VARIABILI DIPENDENTI di Lorenzo Tardella.
Il Premio David Giovani viene assegnato da una giuria nazionale di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie di II grado.
DAVID GIOVANI
Corro da te di Riccardo MILANI
Il colibrě di Francesca ARCHIBUGI
L’ombra di Caravaggio di Michele PLACIDO
La stranezza di Roberto ANDŇ
Le otto montagne di Felix VAN GROENINGEN e di Charlotte VANDERMEERSH
Cinema
Le Giornate del cinema per la scuola
Al via le Giornate nazionali del cinema per la scuola: l’inaugurazione con il Sottosegretario Borgonzoni
La senatrice aprirà lunedì 4 novembre le Giornate nazionali del cinema per la scuola 2024, promosse dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero della Cultura in collaborazione con Anec
Sarà la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni, ad aprire lunedì 4 novembre le Giornate nazionali del cinema per la scuola 2024, promosse dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero della Cultura in collaborazione con Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici), nell’ambito del Piano nazionale cinema e immagini per la scuola. Per il secondo anno consecutivo, docenti e dirigenti scolastici di tutta Italia si riuniranno a Palermo, presso i Cantieri Culturali alla Zisa, trasformati fino al 6 novembre in una grande “Città del cinema per la scuola”. Il programma prenderà avvio alle 15:00 con la cerimonia inaugurale al Cinema De Seta, promossa dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero della Cultura.
L’inaugurazione con il vice ministro
La cerimonia sarà aperta dai saluti del sottosegretario alla Cultura, Lucia Borgonzoni, e vedrà la partecipazione del direttore generale della Direzione Generale per la Comunicazione e le Relazioni Istituzionali del Mim, Giuseppe Pierro, e di Bruno Zambardino, referente per il Piano Nazionale Cinema per la Scuola presso la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Mic, che illustreranno le novità del Piano Cips. Alle 16:30, avrà luogo la presentazione dei film in uscita destinati al pubblico scolastico, a cura di Circuito Cinema Scuola e delle case di produzione e distribuzione Universal Pictures e Warner Bros, che presenterà il suo ultimo film d’animazione: Buffalo Kids di Juan Jesús García Galocha e Pedro Solís García (Spagna 2024, 93′), uscito nelle sale il 31 ottobre.
Alle 20:30 si terrà l’evento di punta della prima giornata: la presentazione in anteprima nazionale del film Criature (Italia 2024) di Cécile Allegra, tratto dall’omonimo romanzo della stessa autrice e previsto nelle sale dal 5 dicembre. Al Cinema De Seta, lunedì sera, sarà presente la regista Cécile Allegra, accompagnata da un collegamento in diretta con l’attore protagonista Marco D’Amore, noto per il suo ruolo nella serie Gomorra.
Fonte: cinecittanews.it
Cinema
REAL al Festival dei Popoli
‘REAL’, al Festival dei Popoli l’anteprima del film di Adele Tulli
Una produzione Pepito Produzioni e FilmAffair con Rai Cinema e Luce Cinecittà in collaborazione con Les Films d’Ici. In sala dal 14 novembre con Luce Cinecittà
Arriva nei cinema dopo l’acclamata prima mondiale all’ultimo Festival di Locarno e il Premio della Giuria al Festival del Film di Villa Medici dedicato al rapporto tra cinema e arti contemporanee, REAL, il nuovo film di Adele Tulli. Real sarà presentato in anteprima al 65. Festival dei Popoli, il più antico appuntamento del cinema documentario d’Europa, domenica 3 novembre alle 19.30 al Cinema La Compagnia di Firenze, alla presenza della regista.
Dopo il successo della sua opera prima Normal (presentato alla Berlinale, vincitore della Menzione Opera Prima ai Nastri d’Argento e acclamato in numerosi festival internazionali), Real sbarca sugli schermi il 14 novembre, distribuito da Luce Cinecittà. Il film è prodotto da Pepito Produzioni e FilmAffair con Rai Cinema e Luce Cinecittà, in collaborazione con Les Films d’Ici. La distribuzione internazionale è affidata a Intramovies.
Adele Tulli scrive e dirige un nuovo viaggio visionario, poetico e inatteso dentro un mondo in cui siamo quotidianamente immersi, talmente abituale da non farci più rendere conto di quanto sia in realtà sconosciuto ed estraniante: il mondo digitale. Una realtà che ha rivoluzionato le vite di tutti e che il documentario esplora con lenti tecnologiche, creative e relazionali. Con uno sguardo inedito e curioso, Real ci porta in un territorio ineffabile, alieno e al contempo familiare.
Scritto e diretto da Adele Tulli, REAL vede la fotografia di Clarissa Cappellani e Francesca Zonars, il montaggio di Ilaria Fraioli e Adele Tulli, le musiche originali di Andrea Koch e la produzione creativa di Laura Romano. È prodotto da Agostino Saccà per Pepito Produzioni, Valeria Adilardi, Luca Ricciardi, Laura Romano e Mauro Vicentini per FilmAffair, in collaborazione con Charlotte Uzu di Les Films d’Ici.
La sinossi di Real
Reale [dal lat. mediev. realis, derivato di res “cosa”] – 1. Che è, che esiste veramente, effettivamente e concretamente. La nostra concezione comune di “realtà” era fatta di oggetti tangibili, di relazioni corporee, di esperienze ed eventi in spazi fisici. Tuttavia, un processo inarrestabile di accelerazione digitale ha trasformato radicalmente il nostro pianeta, le nostre società e noi stessi: i dispositivi digitali non sono più semplici strumenti, ma porte d’accesso a una nuova realtà. I nostri smartphone e computer ci conducono in un universo aumentato in crescita esponenziale, che esperiamo quasi sempre senza contatto fisico. Un mondo digitale dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, cercandovi felicità, soddisfazione, rapporti, conoscenza e nuove esperienze. Ma allora, cosa è oggi ‘reale’?
R E A L è un viaggio filmico, visionario e coinvolgente nel mondo disincarnato della rete, un multiverso digitale parallelo in cui ogni cosa esistente è trasformata dalla fisica degli atomi alla logica dei bit. È un documentario creativo che esplora la trasformazione dell’esperienza umana nell’era digitale, facendo luce sui molti aspetti, a tratti perturbanti, della vita iperconnessa: i protagonisti – umani, robotici, virtuali – affrontano relazioni digitali, lavori virtuali, cybersessualità, abitazioni e città futuristiche, automatizzate e sorvegliate. Raccontano una cultura dell’autorappresentazione, di nuove dipendenze e patologie, di alienazione e isolamento, ma anche di identità libere dai confini fisici del corpo.
R E A L adotta uno sguardo sperimentale, utilizzando poeticamente le stesse tecnologie che definiscono il mondo digitale: visori, webcam, smartphone, videocamere di sorveglianza e sguardi meccanici che ci accompagnano in un nuovo modo di vivere la realtà. Senza risposte o giudizi, ma con la curiosità di uno sguardo che esplora un nuovo pianeta, Real ci conduce al di là e al di qua di un confine incerto.
Cinema
Pupi Avati e il conformismo
Pupi Avati, o “l’anticonformismo del conformismo”
La presentazione del volume ‘Pupi Avati fuori dal cinema italiano’ al Museo Etrusco di Roma, alla presenza dei fratelli Avati. Steve Della Casa intervista il regista e l’autore del libro, Massimiliano Perrotta
“Il mio libro inizia con una cena a casa di Laura Betti, dove Pupi Avati era appena arrivato da Bologna con due film che erano andati male. E proprio lì, dove c’erano Bellocchio, Bertolucci, Moravia, Pasolini… gli scappò detto ‘io sono democristiano’: la cosa più conformista, che però in quel consesso coincideva col massimo dell’eresia. Su questo paradosso, su questa contraddizione, lui ha costruito la sua carriera e io ho costruito il mio libro”.
Così Massimiliano Perrotta presenta al pubblico il suo Pupi Avati fuori dal cinema italiano in una gremita Sala della Fortuna del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Una biografia decisamente sui generis, appena uscita con Edizioni Sabinae, che in otto capitoli raccoglie altrettanti articoli già pubblicati dall’autore catanese sull’’Huffington Post’. Accanto a lui il regista, fresco della Laurea ad Honorem in Italianistica appena conferitagli all’Università Roma Tre, mentre in prima fila siede l’inseparabile fratello, Antonio Avati.
A moderare l’incontro è Steve della Casa, critico cinematografico e direttore artistico, storico conduttore radiofonico di ‘Hollywood Party’ nonché regista, autore e Conservatore della Cineteca Nazionale.
“L’anticonformismo del conformismo è la chiave di lettura che il libro dà alla carriera di Pupi Avati”, rimarca Della Casa, dopo aver presentato il regista, accolto da un lungo applauso, come ‘il più grande affabulatore che ho conosciuto nella mia carriera’: “una carriera che ha parecchi punti che sorprendono, come dimostra il volume stesso. Ad esempio quando qualche anno fa ho scoperto che gran parte dell’ultimo film di Pasolini, Salò, è stato scritto da Pupi Avati, rispetto ai suoi lavori successivi mi sembrava una cosa eccentrica. Invece poi non lo è affatto. Questo libro è molto interessante e controcorrente, perché è una biografia non esaltatoria del soggetto e non ha un’esigenza di completezza: racconta un preciso punto, la posizione eccentrica di Pupi Avati all’interno della galassia del cinema italiano”.
“Il libro di Massimiliano (Perrotta, ndr) apre con la storia di quella cena, ma non è che io sono arrivato là e ho detto così, dal nulla, ‘sono democristiano’”, precisa ridendo Pupi Avati, che prende la parola confermandosi esattamente nel ruolo in cui è stato presentato e snocciolando anche in questa occasione decine di aneddoti più che divertenti sui suoi 85 anni di vita, di famiglia e di cinema, spesso mimando il racconto la voce con vere e proprie gag.
“Quello era il risultato di una serie di considerazioni di noi che arriviamo a Roma (io e mio fratello Antonio, ndr) con due ‘cadaveri’ di insuccessi, come allora si diceva”, continua il regista. “Anche dietro alla stessa scelta di questo piccolo nome, ‘Pupi’ Avati, c’era una cultura, un mondo, dei genitori, dei nonni, delle zie, la campagna vissuta nel primo dopoguerra… C’erano le favole contadine terrorizzanti che ci raccontavano prima di andare a letto nelle camere scricchiolantissime, come la favola del ‘prete donna’… E poi c’era la chiesa, l’educazione cattolica preconciliare, piena di inferno e di diavolo dappertutto. Ecco, avendo tenuto dentro di me con riconoscenza quell’immaginario che si è andato a formare laggiù, in quel tempo remoto, con una grande nostalgia… Perché allora non c’era niente, a parte i campi… E allora riempivi quel niente con l’immaginazione, col racconto orale, che era fondamentale. Magari alcuni dei miei parenti erano pressoché analfabeti, non avrebbero mai saputo scrivere… ma sapevano raccontare. E saper raccontare – come sapeva fare nostra madre, una narratrice fantastica, che da quando salivamo in macchina da via Saragozza a Bologna fino a Roma non si interrompeva un minuto – era una cosa preziosissima. Questa è l’Italia dalla quale vengo, che non aveva quasi nulla, ma aveva tantissimo, perché ti permetteva di immaginare, che oggi è una cosa quasi proibita”.
Tornando al libro, anche per chi non abbia letto in precedenza i suoi articoli online, lo stile del racconto di Perrotta appare esplicito fin dalle prime pagine e non lesina – ora qua ora là – personalissimi epiteti ai grandi maestri della settima arte, destinati a far discutere. Ma anche nei titoli scelti per dividere il volume: si va da Un democristiano nel salotto – dove si racconta la famosa cena di cui sopra – per poi passare a Il Truffaut dell’Italietta, La poesia democristiana, o Agli antipodi del fighettismo, all’interno del quale, ad esempio, l’autore scrive: “Glamour: ecco una parola che non si addice al cinema di Pupi Avati. Egli si colloca agli antipodi del fighettismo artistico e di quello sociale (…). Mentre il fighettismo idolatra i vincenti, Avati simpatizza per i candidi, per gli insicuri, per gli sfigati”.
“Pupi Avati è fuori dal cinema italiano per una ontologica estraneità agli schemi culturali che nell’ultimo mezzo secolo lo hanno dominato”, scrive ancora Perrotta nel primo capitolo: “non ha fede nella storia, non crede nel progresso, non lotta contro il potere, non gli interessano i temi sociali, non si batte per le nobili cause, non vuole denunciare nulla, non racconta la crisi dell’Occidente, non segue le mode, non ostenta citazioni, non è laico. Per la stessa ragione il cinema italiano ama poco Pupi Avati: lo tratta con condiscendenza, premia raramente i suoi film, fatica a riconoscergli lo status di autore con la a maiuscola. (…). Il cinema di Pupi Avati non va rivalutato o sdoganato: va letto con occhi vergini, con occhi postnovecenteschi, con gli occhi di domani”.
“Il cinema di Pupi è personalissimo, senza quella aggressività che altri autori cercano di imporre sulla materia narrata e sulla realtà con la loro cifra”, continua l’autore del libro in sala. “Anche nei riguardi del film horror, lui lo fa a tutti gli effetti, rispettandone i codici ma poi arricchendone il contesto con il suo sguardo. Anche in Salò, certo, c’è la sua firma, ma discreta: non c’è nulla che lui faccia, anche per la tv, che non rispetti quel che gli viene chiesto, e che però sia al tempo un film di Pupi Avati a tutti gli effetti, con tutte le sue cifre stilistiche, ma sempre con discrezione, con quel senso della misura che secondo me è quello che, se da un lato lo rende amabile, lo ha visto penalizzato da parte della critica. Ma il tempo secondo me dà ragione a lui”.
“L’argomento del film di genere, presente nel libro, è una preoccupazione che Pupi ha a livello di prospettiva”, precisa Steve Della Casa. “È molto attento anche a quello che avviene anche dal punto di vista commerciale nel cinema italiano, e alla sua capacità di trovare un pubblico. Praticare il cinema ‘di genere’ è stata una caratteristica del cinema italiano negli anni del suo massimo splendore. Diceva Giuliano Montaldo che se si potevano fare i film di Bertolucci e Pasolini era perché si facevano quelli di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che incassavano, pensate, quasi il 10% del totale nel cinema italiano, consentendo agli altri di sperimentare. E poi c’era un’osmosi tra cinema d’autore e di genere, che si confrontavano continuamente. Nell’horror che fa Pupi Avati, ad esempio, gli effetti speciali hanno un ruolo piccolissimo, il suo è un horror di atmosfera: la paura ti arriva da altre cose”.
A chiudere la pubblicazione, un’interessante ‘raccolta nella raccolta’ tratta da libri, riviste e/o quotidiani, intitolata Fior da Fiore, che a partire dal 1970 fino al 2024 riporta i punti di vista delle più note firme del grande schermo nei confronti del cinema di Pupi Avati: Miccichè, Farassino, Bignardi, Bertetto, Caprara (Valerio), Anselmi, Fofi, Morandini, Ferzetti (Fausto), Rondolino, Tornabuoni, Crespi, Sarno, Kezich, Nepoti, Brunetta, Mereghetti, Rondi, Mancuso, Salvagnini, Giusti, Zappoli e Siniscalchi.
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