Cultura
Ma Dio usa il cellulare?
Lungo il percorso del cammino sinodale che ha come centralità l’ascolto ritorna insistente il tema del “Come comunicare la fede” e vivendo la stagione dello smartphone ci si chiede come utilizzare tali strumenti tecnologici per comunicare la fede .La Chiesa, fin dalle sue origini, ha sempre avuto familiarità con la comunicazione e con i suoi sviluppi. Le parabole sono esempi di grande efficacia comunicativa. San Paolo fu un grande comunicatore, sia attraverso la sua predicazione che mediante le sue epistole. Lo stesso annuncio di cui i cristiani sono chiamati ad assumersi il compito si svolge attraverso canali comunicativi, ieri gli affreschi, i mosaici, poi la carta stampata, i video, i film e le telecomunicazioni nell’universo internet.
Ogni dispositivo e ogni modalità di comunicazione può essere utile per la diffusione della buona novella.
Il prof. Adriano Fabris, docente ordinario di Filosofia morale all’Ateneo di Pisa, dover insegna anche Etica della comunicazione e Filosofia delle religioni, intervenendo ad un convegno sul tema: “Comunicare la fede ai tempi dello smartphone”, ha enucleato i modi in cui la fede s’incarna nella nostra epoca e viene incontro alle sue esigenze.
Secondo le indagini statistiche e alcuni report recentemente pubblicati, oggi per la fede cristiana c’è sempre meno spazio. Essa sembra collocata ormai sullo sfondo della nostra cultura, debole, incapace d’incidere, vicina all’irrilevanza, come si evidenzia dai dati dell’indagine quanti-qualitativa condotta da Roberto Cipriani e pubblicata in: “L’incerta fede.” (Franco Angeli, Milano 2020)
La fede è scomparsa dall’orizzonte delle giovani generazioni e, per i più anziani, sempre più legata a una “religione fai da te”, di cui si accettano indicazioni, prescrizioni, riti, solo nella misura in cui corrispondono a determinate esigenze. È una religione di consumo, una religione – potremmo dire – da supermercato: i cui prodotti sono comprati a patto che costino poco.
Ci si chiede perché una prospettiva religiosa interessa sempre di meno? Una delle risposte possibili rimanda agli sviluppi tecnologici. Pensiamo al fatto che non possiamo ormai vivere senza smartphone. Ci si sente protagonisti, ma nello stesso tempo si è “vittime” perché, a prescindere da ciò che comunemente si pensa, le tecnologie non sono affatto neutrali, trasformano la nostra mentalità e orientano i nostri interessi
Non si tratta certamente di demonizzare le tecnologie, ma di rapportarsi a esse nella maniera giusta, che è quella di fare in modo che esse siano certamente veicoli di una comunicazione sempre più potente e capillare, ma senza che ciò induca a credere che siamo noi e solo noi a stabilirne le condizioni.
Comunicare è infatti vivere in uno spazio comune nel quale siamo tutti quanti inseriti. Comunicare è fare esperienza di comunità. Comunicare è ricordare che esiste un’istanza superiore che ci chiama a fare quest’esperienza e che ci parla per prima.
Ecco perché anche Dio usa il cellulare e ci richiama all’ordine, alla disciplina etica e morale, all’impegno sociale di servizio ai fratelli.
Per entrare in connessione con il mondo e con la società, «il “nome utent ”’ è : testimone e la password è : Vangelo, “unico codice di accesso alla storia di salvezza che ci unisce”.
Sono molti coloro che rifiutano la chiamata o hanno bloccato il contatto, per non essere disturbati nel loro agire egoistico sulla scia del relativismo imperante.
Oggi, più che mai, nel mondo della comunicazione c’è bisogno di testimoni, di persone che non rincorrano i l i k e , ma volti concreti.
Rispondere alla chiamata impegna ad agire e ad essere “testimoni credibili” nella concretezza della vita quotidiana. Il fare bene le piccole cose, come se fossero grandi, è una regola di etica civile che fa crescere la società tutti, nella quale ciascuno svolge un compito e con il proprio servizio contribuisce al bene comune.
Come si legge in un documento della CEI: “Noi siamo comunione in azione, ovvero comunic-azione. Alla spersonalizzazione latente rispondiamo con il nostro essere martiri, cioè testimoni», La nuova sfida è la radicalità della coerenza
Giuseppe Adernò
Cultura
Picasso, lo straniero, viaggio nelle memorie
“Straniero”, è la condizione di un grande artista, Picasso, che attraverso le sue opere ha saputo plasmare la propria identità. La mostra a Palazzo Reale ne magnifica il percorso umano e artistico che comincia con una luce soffusa e calda, suoni indistinti, ritratti di volti appesi al soffitto e l’immagine di un giovane spagnolo che appare spaesato al suo arrivo a Parigi a inizio secolo.
Annie Cohen-Solal, storica e saggista, curatrice della mostra, conduce il visitatore nelle memorie di un grande artista attraverso l’esposizione di novanta opere, concesse dal Musée national Picasso-Paris di cui Cécile Debray è presidente.
A 50 anni dalla morte
A cinquant’anni dalla scomparsa di Picasso, la curatrice ne racconta la vita da un punto di vista inedito, mettendo in evidenza censure e persecuzioni ma anche influenze e passioni. I molteplici elementi presenti nelle sale contribuiscono ad accrescere, nel visitatore, un senso di smarrimento, si ha la sensazione di diventare subito “stranieri”, ai margini di un’unità spazio-temporale sospesa.
Si respira un malinconico senso di distacco quando ci si immerge nelle lettere della mamma di Picasso, lette e diffuse in sala da altoparlanti, e ancora spiccano le fotografie dell’artista insieme ai suoi amici, i documenti personali di un “anarchico”, i video di una realtà storica che non appartiene alla contemporaneità.
Durante questo percorso che anche sensoriale, il visitatore avverte la sensazione di sentirsi estraneo nella contemplazione di quadri, sculture, disegni e ceramiche di “un uomo che vede la realtà diversamente da come tutti la guardano”, così scrisse di Picasso Gertrude Stein, sua amica personale.
La mostra
La mostra è di grande impatto visivo, i pannelli espositivi sono ben curati, il percorso è intuitivo e conduce il visitatore verso un graduale coinvolgimento conoscitivo ed emotivo.
Il progetto segue la traiettoria artistica e politica di Picasso che si dimostra essere in linea con la città di Milano che “cresce e si afferma come grande polo culturale grazie alla capacità di accogliere chi è straniero”, ha dichiarato a margine dell’inaugurazione il sindaco Giuseppe Sala. È questa infatti la visione di una città che vuole offrire occasioni di espressione e di dialogo tra diverse culture, garantendo una crescita progressiva per l’individuo e la società.
Arianna Scinardo
Cultura
Nuova terminologia per indicare le persone disabili
Nella nota inviata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ufficio di gabinetto del Ministero della disabilità sono indicate le nuove espressioni da utilizzare per indicare le persone disabili.
Al termine “handicappato” che metteva in evidenza il difetto e l’ostacolo, nel tempo è stato sostituito con “soggetto in situazione di handicaps” , poi ancora “soggetto diversamente abile, diversabile, disabile” , tentando di dare valenza e attenzione alla persona e alla diversità nelle manifestazioni di abilità.
Nell’art.4 del decreto legislativo 62/2024 sono indicate le diciture da usare :
“persona con disabilita” oppure in “condizione di disabilità” e poi ancora “persona con necessità di sostegno “ e, a seconda della gravità, si adoperano i termini: elevato- molto elevato – intensivo.
Viene ancora una volta messo in evidenza il concetto e l’espressione “persona” che, come recita, la Costituzione, è soggetto attivo della Comunità, portatore di dignità umana, di diritti e di doveri.
La centralità dello studente, valore guida della comunità scolastica, dovrà trovare adeguato spazio e rinforzo nella società e nella comunità cittadina.
A scuola il buon preside Capodanno, che ha dedicato tutta la sua vita professionale alla “scuola per tutti” e all’integrazione dei disabili ci ha consegnato un’espressione carica di umanità e di attenzione pedagogica. Gli alunni che allora venivano definiti “handicappati” li indicava, senza etichette, e con saggezza e amorevolezza educativa: “alunni bisognosi di particolari attenzione”.
La società di oggi è chiamata ad essere protagonista di un cambio di passo epocale, perché oltre ad una terminologia rispettosa dei diritti e della dignità delle persone con disabilità, occorre superare e contrastare le manifestazioni che oscillano tra pietismo ed eroismo, e guardare alle abilità delle persone, non a quella che, al massimo, possiamo considerare una loro caratteristica.
Giuseppe Adernò
Cultura
Nuovi ragazzi sindaci a Adrano
Nuovi ragazzi sindaci a Adrano
auditorium dell’Istituto “Giuffrida – La Mela” ha avuto luogo l’insediamento del Consiglio Comunale dei Ragazzi del nuovo istituto comprensivo , composto da 10 ragazzi della scuola primaria e 10 della scuola secondaria di primo grado.
Nel corso della cerimonia introdotta dal Canto degli Italiani e dall’ingresso solenne della bandiera tricolore e del Costituzione, il sindaco uscente, Alfio Russo, ha relazionato sull’attività svolta nel corso del suo mandato, evidenziando che questa esperienza lo ho atto crescere nella cultura della partecipazione e della democrazia,
Ha deposto la fascia tricolore che è stata indossata dal nuovo sindaco eletto, Rebecca Romano, dopo aver recitato la formula del giuramento.
L’atto del giuramento è stato firmato dall’assessore all’istruzione Salvatore Italia, dalla preside Tiziana Baratta e dalla mamma,Vincenza Zuccarà, già vice sindaco del Comune.
Hanno quindi giurato il vice sindaco della scuola primaria, Carlotta Schilirò , il presidente del consiglio, Sofia Petralia, gli assessori: Pietro Bulla, Damiano Petronio, Marta Leanza, Lorenzo Di Stefano , Erika Bua , Giulia La Mela, Carla La Malfa, Marta Mannino, Giuseppe Spitaleri.,
Sono stati eletti consiglieri: Luigi Basone, Bianca Ciletta, Raffaele Floresta, Alice Zermo, Matilde dell’Aquila, Karola La Mela, Pietro Leocata, Alberto Alongi, Emanuele Petronio, Carla Foti, Giulia Motta, Ludovica Perdicaro, Giosuè Signore, Francesco Caruso, Ginevra Portale, Carlotta Diolosà, Clarissa Diolosà, Martina Brio, Agatino Cottone.
Analoga cerimonia si è svolta presso l’Istituto Paritario “Santa Lucia” e alla presenza dell’Assessore Salvatore Italia, di Padre Giuseppe Calambrogio, fondatore dell’Istituto, della dirigente Maria Brancato, il neosindaco, Nicholas Giuseppe Cerami ha recitato la formula del giuramento alla presenza dei compagni di scuola media e dei genitori. Dopo aver indossato la fascia tricolore ha presentato il programma di lavoro insieme agli assessori Rosy Ingrassia e Riccardo Coco. Sono stati eletti consiglieri: Salvatore Di Francesco, Emanuele Scalisi e Giuseppe Ludovico Santangelo.
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