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Cinema

A Cinecittà arrivano i vestiti di Jude Law

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Lo scintillio delle armature de Il trono di spade, la chiassosa eleganza di House of Gucci e lo stile pontificio sopra le righe di The Young Pope, sono pronti ad occhieggiare ai visitatori di Cinecittà si Mostra che arriva all’appuntamento con la primavera 2022 con un cambio di stagione davvero memorabile. Per la prima volta l’esposizione permanente che permette al grande pubblico di visitare gli Studios di Via Tuscolana 1055 ha riallestito la propria selezione di costumi originali e oggetti di scena creando un viaggio nel viaggio grazie al quale lo spettatore potrà attraversare le epoche storiche delle vicende dei film, analizzare momenti clou della produzione audiovisiva, dal genere peplum alla grande serialità televisiva, e assistere all’affermazione internazionale di costumisti italiani generazione dopo generazione. La selezione, infatti, propone capi firmati da Gabriella Pescucci (vincitrice di 1 Oscar, 2 Emmy, 2 Bafta, 2 David, 4 Ciak d’oro, 1 Goya, 8 Nastri d’argento) Carlo Poggioli (1 Globo d’oro) e Massimo Cantini Parrini (5 David, 1 European Film Award, 4 Nastri d’argento) che hanno lavorato con sartorie celeberrime come Costumi d’arte Peruzzi, Sartoria Tirelli e Sartoria Farani da cui provengono i pezzi.

Ad accogliere i visitatori un esempio della maestria degli artigiani che lavorano dietro le quinte di un film per rendere realistiche le storie con le loro creazioni: una collezione di prop, ovvero oggetti usati sui set, racchiude tra altri, gli elmi de Il nome della rosa (1986), le corazze del Trono di spade (2011-2019), ma anche divertenti maschere animalesche di Dolittle (2020) e i monili di Freaks Out (2021). Per gentile concessione dell’attrezzeria scenica E. Rancati.

Due abiti indossati da Liz Taylor per Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz, uno in shantung di seta viola con ricami e l’altro in seta verde, inaugurano la nuova selezione dei costumi, posizionati accanto a prop in stile antico Egitto realizzati dalle maestranze di Cinecittà per la serie Rome (2005-2007). Sia Cleopatra che la serie sono stati girati negli studios romani. Creati da Irene Sharaff che grazie a questo film vinse l’Oscar per i Migliori costumi, i capi rappresentano un esempio dell’enorme sforzo produttivo messo in campo tra gli anni ‘50 e ‘60 dalle sartorie italiane per lo spettacolo, che grazie ai film storici in costume, i cosidetti sandaloni, hanno permesso la formazione sul campo di molti artigiani e sarti: per riuscire a far girare tanti film in poco tempo e con migliaia di comparse, la sartoria Peruzzi ad esempio allestì diversi laboratori, ciascuno impegnato a realizzare determinati tipi di abiti così da avere chi creava solo indumenti per i soldati, chi per il popolino, chi per i nobili.

È una diva contemporanea come Salma Hayek ad aver indossato invece l’abito della Regina di Selvascura ne Il racconto dei racconti (2015) di Matteo Garrone: un sognante capo di raso rosso con grande coda, preziosi ricami e merletti neri ideato da Massimo Cantini Parrini in lizza per gli Oscar 2022 con il film Cyrano. Mentre è firmata da Gabriella Pescucci la mise in organza dorata con disegni jacquard di Lucrezia Borgia interpretata da Holliday Grainger nella serie I Borgia (2011-2013) creata da Neil Jordan.

A farle compagnia nella teca accanto, in un tripudio di cristalli e ricami, è il piviale, l’ampio mantello usato per le liturgie, di The Young Pope (2016) di Paolo Sorrentino. Abito clou della serie indossato da Jude Law nei panni del pontefice Pio XIII, rappresenta uno dei segni tangibili con cui il nuovo eletto vuole comunicare la propria intenzione di tornare a uno spinto tradizionalismo all’interno della Chiesa. Per realizzarlo il costumista Carlo Poggioli si è ispirato ai paramenti medievali e allo stile di Ratzinger, Papa Benedetto XVI, che amava vestire piviali autentici dell’800 ma anche cappelli e tuniche vintage. Creato apposta, fa parte di una serie di quattro mantelli ciascuno ricamato a mano da quattro persone per un mese di lavoro totale. Diversamente dai veri piviali ha solo una fodera per risultare più leggero ed è rifinito con applicazioni originali Swarovski che sponsorizzò la collaborazione fornendo decine di migliaia di cristalli colorati, mentre si devono a Christian Louboutin le calzature del Papa con l’iconica suola rossa. La tiara, o triregno, è ispirata a quella realmente indossata da Paolo VI poi donata dal Papa, che ne abolì l’utilizzo, e oggi viene custodita al Santuario Nazionale della «Immaculate Conception» a Washington. Per riuscire a contrastarne il peso ed evitare che cadesse, durante le riprese Jude Law acconsentì a farsela fissare sul capo con del biadesivo nonostante il caldo afoso di agosto.

Nell’anno del centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini non poteva mancare un omaggio al poeta-regista con l’esposizione di due abiti dall’episodio Che cosa sono le nuvole? del film Capriccio all’italiana (1968) diretto appunto da Pasolini: si tratta di capi ideati da Jurgen Henze e realizzati in juta, indossati da Adriana Asti e Totò, quest’ultimo recentemente ritrovato grazie alla passione per il Principe della risata nutrita da un magazziniere che è stato in grado di riconoscere l’abito permettendone la corretta attribuzione allo straordinario Jago scespiriano interpretato dal genio napoletano. Con questi salgono a 4 gli abiti che Cinecittà si Mostra propone attualmente agli amanti del cinema di Pasolini: è infatti ancora possibile ammirare i capi provenienti da Il fiore delle Mille e una notte ed Edipo Re.

Il percorso prosegue con pezzi utilizzati per recentissime produzioni cinematografiche: da Qui rido io (2021) di Mario Martone provengono la mantella di cotone rigato di Toni Servillo nei panni di Eduardo Scarpetta e una mise da giorno composta da camicia in cotone bianco ricamato e gonna di lanetta indossata da Cristiana Dell’Anna per interpretare Luisa De Filippo, la madre dei geniali Titina, Eduardo e Peppino. Gli abiti sono opera di Ursula Patzak che per il film si è aggiudicata il premio La pellicola d’oro.

Dalla produzione hollywoodiana targata Ridley Scott, House of Gucci (2021) girata in parte anche a Cinecittà, arrivano il completo di velluto beige a righe indossato da un irriconoscibile Jared Leto per il personaggio di Paolo Gucci. Un vero e proprio biglietto da visita per il personaggio tanto da avere un gemello, di colore rosa attualmente in mostra al Museo degli Academy Awards di Los Angeles; e un vestito estivo in cotone stampato portato da Salma Hayek per interpretare Pina Auriemma, sedicente maga e amica di Patrizia Reggiani. La mise è resa vistosa dalle diverse catenine d’oro e pietre portate al collo e riprodotte da Pikkio così come tutti gioielli in mostra: i capi sono di Janty Yates.

Chiude il percorso di mostra, quasi in un dialogo tra dive indimenticabili della storia del cinema come Liz Taylor e Monica Vitti, il mini abito con applicazioni di pietre e paillettes indossato dalla Vitti per Ninì Tirabusciò – La donna che inventò la mossa (1970) di Marcello Fondato. Tipico del cabaret dei primi del Novecento, il costume creato da Adriana Berselli è notissimo perché usato nella scena in cui l’attrice romana, appena scomparsa, inventa il mitico movimento delle anche ribattezzato “la mossa”. Un tributo doveroso che rappresenta al meglio l’obiettivo delle esposizioni sartoriali per il cinema: quello di far rivivere nella mente degli spettatori performance indimenticabili non grazie alla dinamicità dei corpi ma con la finezza delle stoffe e la maestria delle confezioni.

I TOUR SPECIALI:

E per scoprire segreti e aneddoti dietro a queste creazioni, il Dipartimento educativo di Cinecittà si Mostra propone degli appuntamenti dedicati al nuovo allestimento: nelle giornate del 13, 20 marzo e del 3 aprile, alle ore 11.15 e 15.15, sono previste visite guidate tematizzate rivolte agli adulti e laboratori didattici per ragazzi dai 5 ai 12 anni dedicate al costume e al set dressing.

VISITA GUIDATA ADULTI

Costumi da sogno

Un tour speciale dedicato alla scoperta di preziosi abiti di scena originali provenienti da Cleopatra, Il racconto dei racconti, The Young Pope, sarà il punto di partenza per raccontare la storia del cinema italiano e internazionale e per far avvicinare il pubblico al lavoro dei costumisti e di importanti sartorie d’arte, come la Sartoria Tirelli e la Sartoria Costumi d’Arte – Peruzzi.

Quando: 13, 20 marzo, 3 aprile alle ore 11.15 e 15.15

LABORATORI DIDATTICI

Costumisti per un giorno

Gli abiti di film indimenticabili come Cleopatra, Il racconto dei racconti, Ninì Tirabusciò saranno lo spunto per un laboratorio in cui vestire i panni del costumista, scoprire i segreti dei capi e misurarsi con uno dei più affascinanti mestieri del cinema. I bozzetti, le stoffe, la scelta di un abito per inventare e vestire un personaggio diventano occasione per dar vita a tante storie diverse!

Quando: 13 marzo, 2 aprile alle ore 11.15 e 15.15

Un set per Cleopatra: scenografie per l’antico Egitto

A partire dagli elementi scenici dal set di Rome per le ambientazioni dedicate all’antico Egitto e a Cleopatra, i partecipanti potranno cimentarsi nella realizzazione di un bozzetto scenografico tascabile, scegliendo colori, decorazioni e arredi per un set a prova di peplum attraverso cui sperimentare il lavoro dello scenografo.

Quando: 20 marzo alle ore 11.15 e 15.15

Informazioni e prenotazioni

Dove: Palazzina Presidenziale e spazio laboratorio Cinebimbicittà

Orario: 11.15 e 15.15 Durata: 75 minuti

La visita guidata ai costumi e l’ingresso dei bambini al laboratorio è incluso nel costo del biglietto d’ingresso di Cinecittà si Mostra e/o MIAC. La prenotazione è obbligatoria a didattica@cinecittaluce.it entro e non oltre le ore 11.00 del sabato L’accesso allo spazio laboratorio è consentito solo ai bambini, i genitori potranno partecipare alla visita guidata Costumi da sogno. Dopo la visita e il laboratorio i visitatori potranno unirsi alle visite guidate sui set delle ore 12.30 o 16.30, senza costi aggiuntivi.

La nuova selezione di costumi è realizzata da Cinecittà si Mostra in collaborazione con A.S.C. Associazione italiana scenografi, costumisti e arredatori e con il suo presidente, Carlo Poggioli cui l’esposizione rivolge un sentito grazie.

Si ringrazia inoltre l’attrezzeria E. Rancati per gli oggetti di scena e il Laboratorio Pieroni per i copricapi, importantissimi e preziosi partner di Cinecittà si Mostra.

Cinema

“La Notte” di Michelangelo Antonioni

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 “La Notte” di Michelangelo Antonioni a Venezia 81

Nell’ambito della 81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale presenterà in anteprima mondiale nella sezione Venezia Classici la versione restaurata de La notte (1961) di Michelangelo Antonioni con Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti. La proiezione ufficiale sarà il 30 agosto, alle 14.15 nella sala Corinto, per pubblico e accreditati.

“L’avventura, è uno dei film della mia vita. All’epoca ne rimasi folgorato – ha scritto per il dossier del Centro Sperimentale Gianni Amelio – Se il motore de L’avventura è anche narrativo, in La notte è tutto chiuso nella tensione del non-racconto, nell’espressività assoluta dell’immagine nuda. Le parole, come nell’ultima sequenza, si rovesciano su loro stesse”.

“Lidia e Valentina, le protagoniste del magnifico La notte, si stagliano tra architetture urbane e paesaggi reali a dimostrare già visivamente la loro potente presenza”, scrive nel dossier Angela Prudenzi. “Tra due donne lontane e un uomo assente il film indaga i sentimenti di una coppia al capolinea e svela la tentazione di un tradimento che, all’alba, in uno squarcio di lucidità, confermerà la verità di quel matrimonio finito”, secondo Laura Delli Colli.

Antonioni è stato il regista che più di altri, nella cultura italiana del dopoguerra, è diventato la stella polare del cinema d’autore internazionale: non a caso da Wenders a Wong Kar Wai, spesso i registi capaci di inventare e possedere uno stile, lo hanno considerato un punto di riferimento cruciale. La sua passione per la forma delle immagini, il suo occhio pieno di stupore, curiosità e attenzione nei confronti delle donne, la sua capacità di ritagliare angoli del nostro mondo contemporaneo e mostrarcelo sul grande schermo come se fosse un pianeta enigmatico, inesauribile, minaccioso e affascinante, hanno dato vita ad una avventura unica fatta di film come esperienze mentali e sensoriali.

Il restauro, curato da Sergio Bruno, lungo e impegnativo, consente di riscoprire il cinema di un maestro ma anche l’arte del direttore della fotografia, Gianni Di Venanzo, tra i più importanti del cinema italiano contemporaneo, che in La notte dota le inquadrature di un bianco e nero grafico e spettrale, di carbone e metallo, come nella celebre “alba livida” del finale, dove al cielo abbacinante si oppone la luminescenza irreale dei prati.

Il Centro Sperimentale ha realizzato per il restauro del film un dossier con le testimonianze, tra le altre, di Enrica Fico Antonioni, Andrea Guerra, Beppe Lanci, Maria Pia Luzi, e un’ ampia provvista di materiali critici e di documentazione con la collaborazione di  Gianni Amelio, Franco Bernini, Sergio Bruno, Laura Delli Colli, Luca Pallanch, Fabio Melelli, Angela Prudenzi, Silvia Tarquini.

 

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Cinema

Cinema, a Sciacca la Rassegna su Germi

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Con la proiezione nell’Arena Giardino della Multisala Badia Grande de “Il cammino della speranza” film girato a Favara nel 1950 e che tratta il tema drammatico dell’emigrazione, si è conclusa ieri sera la rassegna organizzata da Sino Caracappa e patrocinata dal comune di Sciacca dedicata alla figura di Pietro Germi, nel cinquantesimo anniversario dalla sua morte. La serata è stata introdotta dalla interessante presentazione del libro dal titolo “Pietro Germi il Siciliano”, del 2014, scritto dal catanese Sebastiano Gesù, critico cinematografico e storico del cinema italiano morto nel 2018. Un libro che oltre alla presentazione del regista Pasquale Scimeca contiene anche una prefazione firmata da Sino Caracappa. A parlarne sono stati Ivan Scinardo, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, e il cineasta Carmelo Franco, di professione avvocato. Ad intervistare i due ospiti è stato Raimondo Moncada. La serata ha poi visto anche la proiezione dei fuori scena di Sedotta e abbandonata di Vincenzo Raso. Alla Rassegna Pietro Germi ci sarà un’appendice programmata per il 28 settembre, con un convegno dal titolo “Il cinema di Pietro Germi e la Sicilia”, su cui abbiamo chiesto un’anticipazione a Sino Cacarappa.

 

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Cinema

Luce Cinecittà a Locarno 77 con due titoli

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Luce Cinecittà è alla 77ma edizione del Locarno Film Festival (7-17 agosto) con due titoli di giovani registe italiane. Nel Concorso Internazionale Sulla terra leggeri, esordio al lungometraggio di Sara Fgaier, già autrice del corto Gli anni , presentato al Festival di Venezia 2018 (Orizzonti) e vincitore sia dell’EFA come miglior cortometraggio europeo che il Nastro d’argento. Come montatrice e produttrice Sara Fgaier ha realizzato diversi film, tra cui La bocca del lupo (2009) e Bella e Perduta (2015) di Pietro Marcello.

Cosa accade se non ricordiamo più l’amore della nostra vita? È la domanda al centro del racconto della regista spezzina. Il protagonista, Gian, lotta contro l’oscurità di un’improvvisa amnesia. Miriam, la figlia che non riconosce, gli consegna un diario, scritto a vent’anni, che ruota tutto intorno a Leila, la ragazza con cui ha scoperto l’amore nell’arco di una notte. Solo cercandola potrà ritrovare se stesso. Nel cast Andrea RenziSara SerraioccoEmilio ScarpaLise LomiMaria Fernanda CândidoStefano Rossi GiordaniAmira Chebli ed Elyas Turki.  

Sulla terra leggeri è prodotto da Limen, Avventurosa e Dugong films con Rai Cinema. La Vendita Internazionale è curata da Rai Cinema International Distribution, mentre la Distribuzione Italiana è di Luce Cinecittà. Il progetto è stato sviluppato dal TorinoFilmLab e finanziato con il TFL Production Award per € 40.000.

Sulla terra leggeri

In Concorso nella sezione Cineasti del Presente Real, il nuovo lungometraggio di Adele Tulli che torna alla regia dopo la rivelazione della sua opera prima Normal, anche questa coprodotta e distribuita da Luce Cinecittà, presentata in anteprima alla Berlinale e vincitrice della Menzione opera prima ai Nastri d’Argento.

Un nuovo viaggio poetico e inatteso dentro un mondo in cui siamo quotidianamente immersi, divenuto talmente abituale da non farci rendere conto quanto sia sconosciuto ed estraniante: il mondo digitale. Una realtà che ha rivoluzionato le vite di noi tutti, e che il documentario indaga con le stesse lenti tecnologiche, creative e relazionali con cui è strutturata. Una mappa documentata e senza preconcetti che ci mostra con sguardo inedito e curioso un territorio ineffabile, alieno e insieme familiare.

Real è un viaggio filmico, visionario e coinvolgente, dentro al mondo disincarnato della rete, un multiverso digitale parallelo dove ogni cosa esistente è trasformata dalla fisica dell’ossigeno e del carbonio alla logica dei bit. Un documentario creativo che esplora la trasformazione dell’esperienza umana nell’era digitale, facendo luce sui molti aspetti, a tratti perturbanti, del vivere digitalizzato e iperconnesso: i protagonisti – umani, robotici, virtuali – sono alle prese con relazioni virtuali, lavori digitali, cybersessualità, case e città del futuro, automatizzate e sorvegliate. Raccontano di cultura dell’autorappresentazione, di nuove dipendenze e patologie, di alienazione e isolamento ma anche di identità libere dai confini fisici del corpo.

Real ha uno sguardo inedito e sperimentale, utilizzando poeticamente le stesse lenti di accesso ai nuovi territori digitali: visori, webcam, smartphone, camere di sorveglianza, sguardi meccanici e virtuali che raccontano di un nuovo modo di fare esperienza del reale. Senza risposte o giudizi, ma con la curiosità e la freschezza di un occhio atterrato su un nuovo pianeta, R E A L ci porta su una soglia, al di là e al di qua di un confine incerto. Con un approccio algoritmico e visivamente inedito, un documentario che è un viaggio immersivo nella nostra fantascientifica realtà di tutti i giorni: come ci si sente a essere umani nell’era digitale.

Prodotto da Pepito Produzioni e FilmAffair con Rai Cinema e Luce Cinecittà, in collaborazione con Les Films d’Ici il film sarà distribuito nei cinema da Luce Cinecittà. La distribuzione internazionale è curata da Intramovies. Scritto e diretto da Adele Tulli, Real vede la fotografia di Clarissa Cappellani e Francesca Zonars, il montaggio di Ilaria Fraioli, Adele Tulli, le musiche originali di Andrea Koch, la produzione creativa di Laura Romano. È prodotto da Agostino Saccà per Pepito Produzioni, Valeria Adilardi, Luca Ricciardi, Laura Romano, Mauro Vicentini per FilmAffair in collaborazione con Charlotte Uzu di Les Films d’Ici.

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